L'Italia si è presentata al Cop21 di Parigi forte di uno studio che ci pone tra i Paesi più virtuosi nell'ambito dell'attenzione all'ambiente. Il rapporto Soer “L’ambiente in Europa – stato e prospettive 2015” dell’Agenzia Europea dell’Ambiente evidenzia infatti la crescita dell'industria ambientale. La cosiddetta green economy ha infatti registrato un incremento di oltre il 50 % negli ultimi anni, caratterizzandosi come uno dei pochi settori economici a "prosperare in termini di guadagni, commercio e posti di lavoro" ha sottolineato il sottosegretario all'Ambiente, Silvia Velo.
In particolare, per ciò che riguarda il consumo energetico e le fonti rinnovabili, nei Paesi europei dal 1990 al 2012 si registra un piccolo aumento globale del consumo energetico interno lordo. Nello stesso periodo, però, è in aumento la quota di energie rinnovabili in 32 Paesi su 34. In Italia, in particolare, la quota di energia da fonti rinnovabili, nel 2012, è stata pari al 13,5% rispetto al consumo finale lordo. I dati aggiornati al 2013, inoltre, rilevano che tale quota è salita al 16,7% rispetto al consumo finale lordo, un valore prossimo all’obiettivo del 17% da raggiungere entro il 2020.
L’incremento della quota di energia da fonte rinnovabile appare consistente a partire dal 2007, passando dal 6,4% al 16,7%, con un aumento annuo di oltre un punto e mezzo percentuale.
Interessante rimarcare come sia cambiata anche la produttività delle risorse, espressa dal rapporto tra il Pil e il consumo interno delle risorse. Questo valore, dal 2000 al 2012, è aumentato notevolmente nell'Unione Europea, un segno che le economie continentali stanno creando più ricchezza delle risorse materiali che utilizzano.
Stime (provvisorie) più aggiornate di Eurostat indicano che il consumo interno delle risorse nei Paesi dell’UE28 ammonta, nel 2014, a 13,3 tonnellate pro capite. In Italia, tale consumo di risorse interno è diminuito dal 2007 al 2014, passando da 14,2 a 8,8 tonnellate pro capite.
