La Legge 4 agosto 2022, n. 122 introduceva la possibilità di richiedere una certificazione, per attestare la qualificazione degli investimenti effettuati o da effettuare, ai fini della loro classificazione nell’ambito delle attività di ricerca e sviluppo, di innovazione tecnologica e di design e innovazione estetica.
Le aziende, così, avrebbero potuto fruire del credito d’imposta, con una maggiore certezza. Si tratta, quindi, di uno strumento di tutela non obbligatorio ma importantissimo, sia per le agevolazioni attuali che per quelle a venire. Ma come funziona e quali sono le ultime novità?
Le novità normative per il credito di imposta in ricerca e sviluppo
Le imprese che intendono richiedere una certificazione dovranno presentare istanza al MIMIT, indicando il soggetto incaricato, selezionato tra quelli iscritti all’Albo dei certificatori. Dovranno inoltre comunicare la dichiarazione di accettazione del certificatore. Poi, successivamente, procederanno con l’iter e con la richiesta del credito d’imposta.
Il 15 maggio 2024 è stato pubblicato l’Albo dei Certificatori. Le imprese hanno potuto così effettuare la scelta del soggetto. Il 5 giugno 2024 il MIMIT ha pubblicato un Decreto direttoriale contenente i modelli di certificazione per il credito d’imposta ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design ed ideazione estetica.
Nel Decreto del 5 giugno è riportato il preciso schema delle dichiarazioni, altresì rinvenibile sull’apposita piattaforma informatica del Ministero. Parte così il processo per attestare gli investimenti in R&S, ma manca ancora un tassello. La prossima settimana, infatti, dovrebbero essere pubblicate le linee guida utilizzabili dalle aziende.
La certificazione per il credito di imposta: le informazioni necessarie
In attesa di ulteriori indicazioni che chiariranno alle imprese come applicare correttamente il credito d’imposta, i soggetti giuridici possono provvedere a richiedere la certificazione che, di fatto, non è obbligatoria. È tuttavia “consigliata” perché garantisce la conformità dei progetti di ricerca e sviluppo. E, soprattutto, in caso di contestazioni fiscali rappresenta una tutela per le aziende che, diversamente, potrebbero incorrere anche in procedimenti penali.
Nella certificazione compilata dal tecnico sono richiesti alcuni dettagli basilari sul soggetto certificatore/tecnico, così come sull’impresa e sul progetto agevolabile. Andranno riportate le informazioni concernenti le capacità organizzative e le competenze tecniche dell’impresa o dei soggetti esterni a cui la ricerca è stata commissionata.
Sono poi richiesti i dati relativi al periodo di imposta del progetto e ai due anni precedenti – tra cui anche fatturato, spese di ricerca, numero di dipendenti e ricercatori, certificazioni ISO, numero di progetti di ricerca et similia. Infine, i dati qualitativi e quantitativi che dimostrano la vitalità e la propensione alla ricerca dell’impresa.
Nella certificazione, la descrizione del progetto e le motivazioni tecniche
Va poi compilata la parte relativa alla descrizione del progetto o del sotto-progetto, realizzato o in corso di realizzazione. E le sue diverse fasi. Andranno riportate anche ulteriori informazioni e altri elementi descrittivi ritenuti utili per richiedere l’agevolazione.
Tra questi, le spese del progetto (budget e consuntivo) dal 2015 al 2027, e le spese ammissibili dettagliate per le varie tipologie di credito d’imposta. Va infine indicato anche il credito (maturato o da maturare) che si riporterà in dichiarazione dei redditi (quadro RU).
C’è poi una sezione molto importante, che riguarda le “motivazioni tecniche”. Sulla base di queste verrà attestata la sussistenza dei requisiti per l’ammissibilità al credito d’imposta o il riconoscimento della maggiorazione di aliquota. Ci sono poi le diverse schede, funzionalmente all’attività (Caso1, Caso 2 ecc, ovvero per ricerca fondamentale, industriale, sviluppo sperimentale, innovazione tecnologica, 4.0 e green, design).
Dunque dal 05 giugno 2024 si entra nel vivo della certificazione, considerando che se ne parlava ormai da quasi due anni. Sul medesimo sito, dove sono presenti i modelli, i certificatori hanno già iniziato caricare le documentazioni richieste dalle imprese. E sarà quindi già possibile il rilascio delle prime documentazioni ufficiali.