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IA e produttività nelle aziende italiane: impatto da 115 miliardi

Secondo uno studio di Minsait, l’adozione dell’IA nelle aziende italiane potrebbe aumentare la produttività fino a 115 miliardi di euro. Ma restano criticità su competenze, governance e strategie.

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Massimiliano Luce

IA, produttività e aziende italiane: un triangolo strategico per il futuro economico del Paese. È quanto emerge dal rapporto “Lo stato dell’arte dell’Intelligenza Artificiale nelle aziende italiane”, realizzato da Minsait con The European House – Ambrosetti. Lo studio, presentato al Technology Forum 2025, stima che una piena adozione dell’intelligenza artificiale potrebbe generare fino a 115 miliardi di euro di valore in termini di produttività aggregata.

IA e produttività: un potenziale da liberare

Il 63% delle aziende italiane di grandi dimensioni ha già adottato o intende adottare soluzioni di IA nel breve periodo. Tuttavia, solo il 21% ha avviato una reale implementazione su scala aziendale. La maggior parte si trova ancora in fase sperimentale, con iniziative concentrate su ambiti specifici come l’automazione del back-office, il supporto IT tramite chatbot o l’analisi predittiva.

Il miglioramento percepito riguarda soprattutto l’efficienza operativa: il 64,7% delle imprese dichiara che l’IA ha già avuto effetti positivi sui processi interni. In particolare, il tempo risparmiato viene reinvestito nella formazione del personale, nel miglioramento della qualità dei prodotti e nella ricerca e sviluppo. Tuttavia, solo il 15% segnala l’automazione di attività ripetitive e meno del 10% la creazione di nuovi flussi di lavoro.

Le aziende italiane tra slancio e incertezza

Il dato dei 115 miliardi deriva da una proiezione realistica: un terzo delle aziende intervistate ha già riscontrato un incremento della produttività tra l’1% e il 5%, a fronte di una crescita media nazionale stagnante negli ultimi vent’anni. Ma il potenziale resta in gran parte inespresso, frenato da ostacoli strutturali.

Le principali barriere? Difficoltà organizzative (23,9%), tecnologie ancora immature (21,9%) e mancanza di competenze interne (20%). A ciò si aggiunge un problema di visione: quasi il 70% delle aziende non ha una strategia definita per l’IA e gli investimenti sono spesso modesti. Il 38% delle imprese spende meno di 50.000 euro l’anno, e in molti casi l’iniziativa è lasciata solo all’IT, senza il coinvolgimento del top management.

Le pmi restano indietro, ma l’IA può fare la differenza

Il divario si amplia tra le grandi aziende e le pmi, che faticano ad accedere a infrastrutture adeguate e a trovare le competenze necessarie. Secondo Minsait, servono risorse pubbliche, partnership tra pubblico e privato e casi d’uso concreti che aiutino le imprese più piccole a iniziare il percorso.

Nel frattempo, quasi la metà delle aziende afferma di disporre di dati di qualità e in quantità sufficienti per avviare progetti di IA. Ma questo vantaggio rischia di restare inutilizzato senza una governance chiara e una formazione adeguata.

L’IA non è più un’opzione

Per Minsait, l’intelligenza artificiale è ormai una leva strategica. «Chi guida un’impresa oggi – ha dichiarato l’AD Erminio Polito – sa che l’adozione dell’IA non è una scelta accessoria, ma una decisione strategica per ridisegnare vantaggio competitivo e cultura aziendale». Ma per trasformare il potenziale in realtà, l’Italia deve colmare i ritardi su infrastrutture digitali, alfabetizzazione e regolazione.

L’IA può diventare il vero motore della produttività italiana. A patto di affrontare ora le sfide che ne limitano la diffusione. E di passare dal “fare meglio” al “fare diversamente”.

IA e produttività nelle aziende italiane: impatto da 115 miliardi - Ultima modifica: 2025-05-19T08:00:00+02:00 da Massimiliano Luce