Ultima chiamata per la possibile revisione del PNRR. Si torna a parlare di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con la sua dotazione iniziale di 194,4 miliardi, di cui 192,2 già impegnati.
E con i suoi 447.065 progetti, di cui 294.597 già conclusi, 28.128 in fase di conclusione e 106.214 in fase di esecuzione. Dunque, l’Italia traccia il tratto finale della sua opera nazionale.
E mentre, fissa i termini per il completamento delle riforme e degli investimenti, dà il via al countdown. Tra le varie previsioni, le possibili novità della nuova revisione fanno riferimento anche i Piani Transizione 4.0 e 5.0, in maniera antitetica, tra entusiasmo e rassegnazione. Vediamo in che termini.
I numeri e i tempi del PNRR: la volata finale
La rendicontazione del PNRR, ad oggi, ammonta a sette rate, con il raggiungimento di 334 tra obiettivi e traguardi – pari al 54,4% del totale previsto (614). Un valore dunque superiore alla media europea, ferma al 38,2%. La settima rata del PNRR, pari a 18,3 miliardi di euro, è stata versata all’Italia l’8 agosto 2025. E con la successiva richiesta di pagamento dell’ottava rata, da 12,8 miliardi di euro (del 30 giugno 2025), il Bel Paese riceverà il 72% delle risorse complessive.
La richiesta per la nona (e penultima) tranche, da 12,8 miliardi di euro, è prevista per la fine del 2025, in relazione ai traguardi e obiettivi da conseguire entro il 31 dicembre. Ma, entro la stessa data, sarà possibile presentare una proposta di modifica del Piano. Per l’ultima volta. Lo ha stabilito la Commissione, con la comunicazione “NextGenerationEU – The road to 2026” del 4 giugno 2025.
Nel documento Bruxelles detta i tempi. Ricorda agli Stati che la deadline del 31 agosto 2026 segna il termine ultimo il raggiungimento di tutti gli obiettivi e traguardi dei Piani Nazionali. Per la richiesta di pagamento c’è tempo fino al 30 settembre 2026, mentre la liquidazione finale ai singoli Stati sarà effettuata non oltre il 31 dicembre 2026.
Il PNRR e il necessario adeguamento
Tenuto conto delle indicazioni richiamate, il 26 settembre 2025 la Cabina di regia PNRR si è riunita a Roma. E ha avanzato una proposta di revisione, che dovrà però ottenere il placet del Parlamento prima di arrivare alla Commissione. La modifica ha un valore di circa 14 miliardi di euro, pari al 7,3% dell’intera dotazione finanziaria del Piano.
Partendo dalla ricognizione e verifica dello stato di avanzamento delle singole misure del Piano, il Governo ha aggiornato i programmi, per rispondere ai mutamenti del contesto internazionale economico e geopolitico. È stata disposta una semplificazione, per poter eliminare gli ostacoli burocratici che hanno rallentato le operazioni, affinché in futuro si raggiunga la massima efficienza.
La proposta di rielaborazione si focalizza su più punti. Richiede il rafforzamento dei progetti esistenti e la rimodulazione dei budget per quelli non attuabili nei tempi (oramai stringenti). E fa ricorso a strumenti finanziari in grado di incentivare gli investimenti strategici – con una parte delle risorse che viene destinata al comparto nazionale del programma InvestEU.
La revisione del PNRR e lo switch migliorativo
Accertata dunque l’impossibilita di conseguire alcuni obiettivi nei tempi previsti, la Cabina di Regia ha deciso di mettere mano a 34 misure. In primis, è stata stabilita la riduzione dell’impiego finanziario per gli interventi non attuabili nei tempi. Che potranno quindi essere eliminati e sostituiti.
Inoltre, per continuare a perseguire gli obiettivi di politica pubblica, sarà possibile introdurre strumenti finanziari, gestiti da un soggetto indipendente. Viene poi concessa la facoltà di spostare parte del budget su progetti che stanno producendo risultati superiori alle attese. Progetti per i quali vi è già una “overperformance” o prospettive di più ampia allocazione dei fondi.
Nello “switch”, vengono privilegiate alcune misure esistenti, in considerazione della buona capacità di assorbimento mostrata fino ad oggi. Ma quali sono, di preciso? Quelle che rafforzano la competitività del mercato, e quelle che hanno mostrato un sovra rendimento. Tra queste, alcune già note e molto utilizzate dalla platea imprenditoriale italiana.
Le misure “over performanti”: da Transizione 4.0…
La prima è la M1C2- Investimento 1: Transizione 4.0. Già presente nello scenario italiano, come evoluzione e potenziamento di Impresa 4.0 (già Piano Industria 4.0), entra nel PNRR attraverso la Missione 1. Con una dotazione finanziaria di oltre 13 miliardi di euro. Negli anni la misura ha registrato una maggiore capacità di assorbimento rispetto allo stanziamento europeo. Tanto che si è resa necessaria un’integrazione da parte dello Stato.
Allo stesso modo, in considerazione del potenziale industriale e tecnologico del Paese, si punta sui Progetti Importanti di Interesse Comune Europeo. Agli IPCEI (in acronimo) non sono state inizialmente destinate risorse sufficienti, in ambito PNRR. Dunque, possibili maggiori risorse in arrivo per gli investimenti in idrogeno, microelettronica, infrastrutture digitali e servizi cloud.
…agli Accordi per l’innovazione (con una tappa al Sud)
Si valuta anche la possibilità di aumentare la dotazione per gli Accordi di innovazione, alla luce della capacità di assorbimento registrata dalla misura a sostegno di progetti di ricerca, sviluppo e innovazione. Aumenta il budget destinato alla M2C2 – Investimento 5.1 (Rinnovabili e batteria), in un più ampio discorso finalizzato al supporto del sistema produttivo per la transizione ecologica.
Si fa poi tappa al Sud, esplorando il sistema di incentivi destinato alle imprese locali, con un possibile potenziamento della M1C1-Riforma 1.9.1 – Credito di imposta per il Mezzogiorno e la ZES unica. La riforma della misura potrebbe stimolare gli investimenti produttivi nelle regioni meridionali. Attraverso due linee di intervento, verranno favoriti i regimi agevolativi per il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali nuovi. E quelli per il credito d’imposta per investimenti nella ZES unica.
Il Piano Transizione 5.0: una fine annunciata e confermata (dalla revisione)?
Veniamo, infine, al tasto dolente. Le grandi aspettative, il finto decollo e, poi, lo schianto. I numeri parlano da soli. Il Piano Transizione 5.0 è esattamente il prototipo di misura del PNRR che ha mostrato una pessima capacità di assorbimento. Con l’utilizzo di circa 2 miliardi di euro, sui 6,3 a disposizione. E a poco è servito il processo di forte modifica previsto nella Legge di Bilancio 2025. La storia è iniziata male e sta finendo forse anche peggio.
Nella proposta di revisione del PNRR, la Cabina di Regia ha collocato la M7C1-Investimento 15 (Transizione 5.0) nell’elenco delle misure per le quali è in corso una istruttoria per la rimodulazione finanziaria. Sembra sempre più improbabile, allora, una possibile estensione della misura fino al 30 aprile 2026. La realtà è ben diversa dalle aspettative. Non resta che il coraggio di mettere il punto finale a una storia che, presto, troverà da sé la sua conclusione.
