L’Europa ha prodotto oltre 36 milioni di tonnellate di vetro nel 2022 e l’Italia ha contribuito con quasi 6 milioni di tonnellate, posizionandosi al primo posto nell’UE per il vetro cavo e tra i leader per quello piano.
Il comparto nazionale conta quasi 3.000 imprese, 111 siti produttivi, 73 aziende associate ad Assovetro e oltre 16.500 addetti diretti. Il fatturato complessivo è di 9,6 miliardi di euro, con un valore aggiunto superiore a 3,2 miliardi di euro.
Il vetro italiano sotto pressione tra crisi e normative UE

Il vetro italiano sta vivendo una fase complessa. Nel 2023 la produzione ha segnato un calo del -5,3% per il vetro cavo, -7,7% per il vetro piano e un -21% per le fibre di vetro rispetto al 2022. Il vetro piano ha raggiunto 1,15 milioni di tonnellate (-3%), mentre il vetro cavo è arrivato a 4,773 milioni (+1,5%). Anche le fibre e gli articoli da tavola hanno registrato flessioni, rispettivamente del -0,6% e -2,2%.
Le esportazioni sono contrastanti: il vetro piano ha mostrato un leggero +2%, mentre il vetro cavo è rimasto stabile (-0,3%), con cali per bottiglie (-4,4%) e articoli da tavola (-7%).
A rendere ancora più difficile la situazione ci sono normative ambientali sempre più stringenti, come il Green Deal, Fit for 55 e le nuove regole sugli imballaggi.
Secondo Alessandro Brizzi, General Manager di Renovis, «il rischio finale è che senza strumenti compensativi, sia di natura privata che di natura governativa, le imprese europee possano gradualmente perdere competitività rispetto a quelle di altri continenti».
Il settore è anche fortemente penalizzato dal caro energia. La fusione del vetro richiede temperature superiori a 1.500 °C e consumi elevati di gas. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, i prezzi sono aumentati vertiginosamente. Anche il costo del rottame di vetro, fondamentale per il riciclo, è decuplicato nel 2023, costringendo molte aziende a tornare a utilizzare materie prime vergini.
Automazione e sostenibilità per rilanciare la filiera
Per affrontare la crisi, l’industria vetraria guarda con decisione all’innovazione. L’industria vetraria, per la sua natura energivora e le esigenze di precisione nei processi, è sempre più attenta all’adozione di tecnologie di automazione avanzata. Linee robotizzate, sistemi di controllo qualità basati su intelligenza artificiale e software per la gestione predittiva della manutenzione sono oggi fondamentali per migliorare l’efficienza e ridurre gli scarti.
La sostenibilità resta comunque la leva più strategica. Secondo Assovetro, è necessario puntare su impianti ad alta efficienza, fonti rinnovabili e riconversioni tecnologiche. «Tra le soluzioni più promettenti, il recupero del calore disperso nei processi produttivi si conferma una leva cruciale», afferma Brizzi. Il calore recuperato può essere riutilizzato nei cicli produttivi o ceduto alle reti di teleriscaldamento, con evidenti benefici ambientali ed economici.
Un recente studio Assovetro-Kpmg ha stimato che servano almeno 15 miliardi di euro di investimenti per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. In assenza di interventi, le emissioni resterebbero vicine ai 3,7 milioni di tonnellate di CO₂ annue anche nei prossimi decenni. La decarbonizzazione, però, è anche una leva di competitività: riduce l’esposizione alla volatilità dei prezzi energetici, migliora l’efficienza e rafforza il posizionamento internazionale delle aziende. Come sottolinea Brizzi, «la decarbonizzazione dei processi industriali consente di ridurre l’esposizione, migliorare l’efficienza e rafforzare l’immagine del brand».
La sfida è ancora aperta, ma la direzione è chiara, assicura Brizzi: solo attraverso una strategia strutturata, capace di coniugare automazione, efficienza e sostenibilità, il vetro italiano potrà superare la crisi attuale e consolidare la sua leadership nel mondo.
