Era solo questione di tempo, ma non si pensava a un epilogo così veloce. Anche le risorse per il Piano Transizione 4.0 sono terminate.
Il MIMIT lo aveva prospettato, ieri 11 novembre 2025. Con un comunicato, in cui sottolineava l’accelerazione delle domande per Transizione 5.0 – 742 progetti presentati tra sabato 8 e lunedì 10 novembre, per 231 milioni di euro. Ed effettivamente è successo, prima di quel che si pensasse.
Nello stesso comunicato, il MIMIT annunciava che dal 1° gennaio sarebbe stato operativo il nuovo Piano Transizione 5.0. In piena continuità con la misura già in vigore. E, tra una riga e l’altra, segnalava una forte “accelerazione nella presentazione dei progetti relativi a Industria 4.0, con la prospettiva di un prossimo esaurimento”.
Poche ore dopo, anche le risorse per il credito d’imposta 4.0 erano terminate.
L’esaurimento delle risorse: da Transizione 5.0…
È stato un veloce susseguirsi di eventi. Dal 7 novembre in poi. Con la comunicazione del MIMIT, attraverso un Decreto Direttoriale, era stata annunciato l’esaurimento delle risorse per il credito d’imposta 5.0.
La (possibile?) fine, quindi, del Piano Transizione 5.0 come siamo abituati a conoscerlo oggi. Una araba fenice che, però, dovrebbe tornare, con nuove vesti, nel 2026, in linea con le disposizioni della Legge di Bilancio. Secondo il MIM IT.
Una notizia inaspettata ma che, alla luce della revisione del PNRR, ha effettivamente un senso. La brusca riduzione delle risorse, da 6,3 miliardi a 2,5, si è fatta sentire. Ma qual è stato l’effetto di tutto ciò? Non solo la rabbia delle aziende. Tanto da spingere il MIMIT a convocare, per il 18 novembre 2025, un incontro urgente con le principali associazioni nazionali d’impresa, per un confronto sul Piano 5.0. Ma anche una controreazione.
… a Transizione 4.0. E la strategica virata
La notizia ha infatti scatenato il cosiddetto Piano B. Con l’avvio di un vortice, repentino e pericoloso. L’esaurimento delle risorse per Transizione 5.0 ha spinto le imprese a virare sul Piano 4.0.
Dunque, da un lato ha accelerato le domande per il credito d’imposta 5.0. Nel giro di poche ore è stato registrato un incremento delle istanze, mai come prima.
Tra sabato 8 novembre e lunedì 10 novembre, la piattaforma del GSE è stata presa d’assalto. Sono stati caricati, per il Piano Transizione 5.0, 742 progetti (corrispondenti a un valore di 231 milioni). Aggiuntivi ai 2.461, conteggiati al 7 novembre.
Chiaramente, la presentazione non dà garanzie sull’accoglimento delle domande. Nel mentre, in attesa di capire cosa sarebbe successo con il credito d’imposta 5.0, le imprese hanno preferito assicurarsi una seconda possibilità. E così, nel giro di mezza giornata, l’11 novembre 2025 si è scritta la fine anche delle risorse per Transizione 4.0. In mattinata erano ancora disponibili 53 milioni. Alle 16.50 l’annuncio di esaurimento dei 2,2 miliardi (il famoso e tanto criticato tetto introdotto con la Legge di Bilancio per il 2025).
Le domande doppie, per Transizione 4.0 e Transizione 5.0
È vero che il Piano Transizione 5.0 era stato ampiamente criticato. E che le imprese avevano avuto mesi per poter presentare le domande. Ma forse attendevano di capire se fosse più “conveniente” puntare sull’iper-ammortamento (promesso) per il 2026, quanto piuttosto andarsi a complicare l’esistenza con un procedimento ancora alquanto macchinoso, come quello “attuale”. Allo stesso tempo, l’annunciata chiusura ha scatenato il panico.
Nelle more delle riflessioni, tempus fugit. Il risultato? Un asso piglia tutto. E così le aziende (con progetti ovviamente consoni) hanno voluto intanto assicurarsi una posizione in coda per gli investimenti green. Perché il MIMIT aveva comunicato che sarebbe stato comunque possibile prenotare il credito. Restando in attesa dell’accoglimento della richiesta, qualora si fossero liberate possibili risorse.
Dall’altro, per non restare a bocca asciutta (perché di base c’è la “rabbia”, per un temporeggiare che alla fine si è rivelato controproducente) hanno comunque presentato domanda anche per le agevolazioni digital. Nell’attesa che si sblocchi qualcosa (leggi: che si capisca dove reperire ulteriori risorse), un tot numero di domande risulta quindi doppio. Opinabile, ma comprensibile.
Intanto, si punta tutto sulla revisione del PNRR
Pochi giorni fa è stata approvata la sesta revisione del PNRR. Ma, per l’ufficialità, si attende l’ok definitivo dell’Ecofin, che dovrebbe arrivare giovedì 13 novembre 2025. In quel caso, i 4,7 miliardi destinati a Transizione 4.0 tornano in gioco. Ma come saranno utilizzati? Secondo alcuni serviranno per le spese del biennio 23/24. Secondo le dichiarazioni di rappresentanti del MIMIT, invece, copriranno il periodo 2021/2025.
Dunque, su destinazione e modalità è ancora tutto in fieri. Una terza ipotesi potrebbe anche riguardare un possibile switch delle risorse. Con quelle del PNRR si vanno a finanziare le domande per gli attuali progetti Transizione 4.0. E le risorse (di provenienza nazionale) già in budget per gli investimenti 4.0, potrebbero passare nel “salvadanaio” 2026. Per finanziare l’iperammortamento, al momento in discussione, nell’iter della Legge di Bilancio. Al momento solo ipotesi. E tante parole.
