La supply chain resta sotto pressione. Il Supply Chain Report 2025 di reichelt elektronik, condotto da OnePoll su 250 aziende italiane, mostra che il 95% registra ancora interruzioni. Il 28% segnala disagi gravi e le fermate produttive per colli di bottiglia sono salite a 23 giorni, contro i 17 dello scorso anno. Tuttavia, l’approvvigionamento di componenti appare meno difficile: solo il 17% lo considera critico, contro il 44% del 2024. Segnali incoraggianti arrivano anche dalle aspettative: il 62% prevede un miglioramento nei prossimi dodici mesi.
Ma restano ostacoli. I semiconduttori sono i componenti più problematici per il 31% delle imprese, seguiti da batterie e tecnologia di ricarica (29%) e pezzi di ricambio (26%). Il nodo centrale è il costo: il 74% denuncia aumenti dei prezzi, un dato superiore al 52% che lamenta colli di bottiglia. Meno preoccupante invece la concorrenza di produttori a basso costo, indicata dal 54% contro il 58% del 2024.
Le imprese però reagiscono. Il 50% punta su una filiera diversificata e il 46% intende farlo a breve. Cresce anche la tendenza a rivolgersi a fornitori locali, scelta fatta dal 43% del campione. Parallelamente, aumentano gli investimenti in cybersecurity per proteggere la catena di approvvigionamento.
Automazione, leva strategica per una supply chain resiliente
Per affrontare l’instabilità, molte aziende puntano sull’automazione. Il 39% ha già investito in nuove soluzioni e un altro 41% lo farà entro l’anno. Le aree più automatizzate sono l’elaborazione degli ordini (63%) e la gestione dell’inventario (52%). Cresce anche il monitoraggio end-to-end delle spedizioni, scelto dal 41%. Tuttavia, la smart supply chain resta poco diffusa: solo il 37% la utilizza.
Gli ostacoli principali? La dipendenza da altri produttori (24%), la difficoltà di integrazione nei sistemi esistenti (23%) e le preoccupazioni legate alla sicurezza informatica (22%). Inoltre, problemi organizzativi interni rallentano la trasformazione digitale. Nonostante ciò, le imprese mostrano resilienza e fiducia: il 57% si dichiara più ottimista rispetto a un anno fa.

Europa al centro delle nuove strategie di approvvigionamento
Conflitti, guerre e dazi commerciali continuano a influenzare la supply chain. La guerra in Ucraina è considerata il rischio maggiore (59%), seguita dalle tensioni tra UE e Cina (54%) e dai nuovi dazi Usa (44%). Per ridurre la dipendenza globale, il 46% delle aziende ha stretto nuove partnership con imprese del Nord e Ovest Europa. Il 40% guarda invece a Est e Sud del continente per il futuro.
Le richieste al mondo politico vanno nella stessa direzione: meno burocrazia interna all’UE (44%) e più investimenti in infrastrutture e digitalizzazione. C’è poi chi chiede sostegno alle pmi e politiche per attrarre lavoratori qualificati.
Resilienza e adattamento come parole d’ordine
Secondo Christian Reinwald, Head of Product Management & Marketing di reichelt elektronik, «viviamo un’epoca di grandi cambiamenti. L’automazione e la smart supply chain possono aiutare le aziende a reagire con prontezza. La parola d'ordine è: mantenere la calma e perseverare».
Nonostante le sfide, l’industria europea guarda al futuro con prudente fiducia. La strada verso una supply chain più resiliente passa da automazione, digitalizzazione e cooperazione continentale.
