Nello stesso periodo, infatti, l’Ict mondiale ha continuato a crescere alla media annua del 3,8%, spinto dalla ripresa degli investimenti nell’area nordamericana (+ 3,5%), Asia Pacifico (+6,6%) e America Latina (+ 5,8%).
Il mercato digitale italiano appare purtroppo in affanno anche rispetto a quello europeo, che pure ha registrato una decrescita dello -0,9% di media. Ma il dato più significativo lo offre il peso raggiunto dagli investimenti Ict sul Pil, che nel nostro Paese si attesta al 4,8% a fronte di una media UE già al 6,5% (in Germania 6,8%, Francia 7,0%, Regno Unito 9,6%).
Stiamo parlando di un gap di 25 miliardi di euro all’anno di investimenti per essere in linea con la media europea.
Elio Catania, presidente uscente di Assinform e neo presidente di Confindustria Digitale: "La progressiva e continua riduzione degli investimenti in Ict è un fenomeno tutto italiano, fortemente preoccupante; come conferma l’andamento delle principali economie nel mondo, vi è un legame sempre più stretto tra investimenti in tecnologie digitali, produttività, competitività e crescita per le imprese e per i sistemi-paese. Anche in Italia l’affermarsi di questa dinamica nel tessuto produttivo - in particolare delle piccole e medie imprese, del manifatturiero e delle pubbliche amministrazioni - è un fattore strutturale imprescindibile per cambiare il Paese e ritrovare la via della crescita e delle nuove opportunità occupazionali. Ma questa condizione da noi stenta ancora molto a essere compresa e a tradursi in azioni concrete, su base sistemica”.
Su come intraprendere un'inversione di tendenza, Catania aggiunge: "Come imprese dell’Ict, abbiamo proposto, con un recente documento presentato al Governo, di considerare che gli investimenti necessari possono essere sostenuti con un contributo più ampio dei fondi strutturali e con i risparmi ottenibili da business plan pluriennali in una logica di partenariato pubblico. Attraverso forme di' project financing' e di 'performance contracting', il privato può concorrere all’investimento venendo poi remunerato sulla base dei risparmi ottenuti. Così potrebbe essere fattibile la realizzazione di grandi progetti sistemici di innovazione in settori cruciali quali la Sanità, Giustizia, Turismo, Infomobilità, Smart grid e Smart City”.
