Le tecnologie in campo quantistico sono, oggi, destinate prettamente alla ricerca di frontiera. Ma le cose potrebbero cambiare a stretto giro. E le stesse tecnologie potrebbero trasformarsi in assi portanti della trasformazione digitale e industriale. Tutto questo, grazie alla Quantum Europe Strategy, un’iniziativa che punta a fare dell’Europa un polo globale di riferimento per la quantistica, entro il 2030.
Lo scorso 2 luglio 2025, infatti, la Commissione europea ha presentato la nuova iniziativa, foriera di un futuro atto legislativo su cui si lavorerà nei prossimi mesi. Questo, in considerazione delle enormi potenzialità mostrate dalla tecnologia quantistica, con la sua applicazione a 360 gradi, che spazia dal computing alla communication, dalla simulation alla metrology, per arrivare al sensing.
Quantum: lo scenario europeo, i competitor e le 5 aree
USA e Cina, si sa, sono i principali competitor dell’UE, in diversi ambiti tecnologici, tra cui quello Quantum. Bruxelles, però, ora può giocare ad armi pari. Potrebbe avere, in men che non si pensi, le carte in regola per assumere un ruolo da leader nel mercato globale. Dovrà, però, agire strategicamente. Affrontando la frammentazione statale, accelerando la diffusione industriale e garantendo l’autonomia strategica nelle tecnologie quantistiche.
Per delineare un quadro di cooperazione strutturato, si renderà quindi necessaria una partecipazione unitaria dei 27 Paesi. Solo così sarà possibile garantire un’attuazione coerente delle regole. A tal proposito, per la realizzazione della Strategia sono state individuate cinque aree interconnesse:
- ricerca e innovazione – Area 1;
- 2. infrastrutture quantistiche – Area 2;
- 3. autonomia quantistica – Area 3;
- 4. tecnologie dual use – Area 4;
- 5. competenze – Area5.
Ricerca e innovazione condivisa: l’Area 1 consolida le eccellenze europee
Con oltre 10 miliardi di euro, negli ultimi cinque anni l’UE ha offerto un sostegno diretto alla ricerca e all’istruzione quantistica. Grazie alle risorse sono stati raggiunti importanti risultati e, con la creazione di partenariati internazionali, cluster nazionali e centri di supercomputer ibridi quantistico-classici, l’intera industria ha iniziato a beneficiare della nuova tecnologia.
Eppure, tutto ciò non è bastato a risolvere la questione della frammentarietà tra gli Stati membri – che porta a esose duplicazioni degli strumenti e competizioni per poter vantare i migliori talenti europei. Serve un coordinamento sovranazionale. Che possa poi delineare un preciso obiettivo da realizzare. Facendo infatti massa critica, sarà più semplice garantire la coerenza.
Allo stesso tempo, sarà possibile evitare sovrapposizioni e inutili sprechi (di tempo e risorse). In linea teorica è un progetto molto interessante. Ma, per fare tutto ciò, da un punto di vista pratico bisognerà agire tempestivamente. Attivando nel breve tempo un quadro di governance a livello europeo, da definire legislativamente nel prossimo strumento di Legge sul Quantum AI.
L’Area 2: produzione e progettazione con l’informatica quantistica
Dotarsi di infrastrutture sostenibili, scalabili e coordinate è invece l’obiettivo dell’Area 2. Questo, affinché possa realizzarsi una produzione, progettazione e sviluppo di applicazioni quantistiche.
Inoltre, qualora tutti riescano a utilizzare un’infrastruttura tecnica, l’adozione di tecnologie quantistiche risulterà più semplice. E sarà possibile costruire capacità industriali, garantendo una capillare distribuzione dei benefici della quantistica in tutta l’Unione.
In questo contesto, emerge l’informatica quantistica, che mostra il suo potenziale, tra tutte le infrastrutture. Forte della sua capacità di risoluzione di complessi problemi e capace di ottimizzare il calcolo, l’informatica quantistica risulta trasversale, con un impatto su diversi settori. Dal farmaceutico al chimico, dall’energia alla logistica, per arrivare finanche alla finanza.
Tuttavia, ha un limite. Ovvero il fattore dimensionale. Oggi, infatti, gli attuali processori quantistici sono su piccola scala. Ma sono invece necessari computer pienamente operativi, in grado di offrire un chiaro vantaggio rispetto a quelli classici. Riuscirà, l’UE, entro il 2035, a creare computer con il raggiungimento di migliaia di qubit corretti per errore? È questo quello a cui punta.
Il rafforzamento dell’ecosistema quantistico europeo nell’Area 3
All’interno della Strategia viene sottolineata l’importanza di un ecosistema quantistico vivace, interconnesso e solido. In grado, cioè, di sviluppare e diffondere le tecnologie quantistiche su larga scala, a lungo termine – come sottolineato dall’Area 3. Sono circa 70 le realtà presenti in Italia, in ambito quantistico (tra startup e scaleup), a cui si aggiungono investitori deep-tech, organizzazioni di ricerca e innovazione, e cluster nazionali.
Un ambiente, tuttavia, ancora fragile, caratterizzato da imprese troppo piccole e frenate da ostacoli soprattutto economici. Mancano, poi, fornitori di hardware quantistico su larga scala, mentre gli utenti finali non sono ancora capaci di catalizzare la domanda e accelerare l’adozione industriale. Come si rafforza l’ecosistema quantistico, allora? Con un intervento coordinato, in grado di favorire le realtà europee.
Queste, infatti, potrebbero fallire (o “morire di solitudine”, come si dice in gergo). O, ancor peggio, preferire Paesi extra UE, dove risorse e legislazioni risultano più “benevoli”. E, allora, servono misure che tutelino l’industrializzazione e supportino operativamente e finanziariamente le realtà più promettenti. Senza dimenticare, però, di proteggere le catene di fornitura strategiche e gli asset, attraverso una valida formazione.
Dual use e nuove competenze, un connubio vincente
L’Area 4 e 5 della Strategia si focalizzano, rispettivamente, sul potenziale “dual use” delle tecnologie quantistiche e sull’importanza delle competenze. In particolare, si sottolinea quanto il mondo Quantum risulti fondamentale nell’impiego in ambito spaziale, della sicurezza e della difesa: un vero vantaggio tecnologico. Pertanto, l’UE dovrà puntare su misure politiche e di supervisione proattive, con il coordinamento dell’EDA (l’Agenzia europea per la Difesa).
L’impiego dual-use delle tecnologie quantistiche offre diverse opportunità strategiche, nei più disparati campi. Pensiamo alla navigazione inerziale quantistica (autonoma) o all’applicazione in ambito militare e di intelligence. Ma, per fare ciò, servono competenze, anche. Sono, cioè, necessarie persone in grado di realizzare questo grande progetto in campo quantistico.
Servono talenti
Oggi, l’UE non ha a disposizione abbastanza talenti. Non basta vantare, a livello globale e in rapporto alla popolazione, uno dei maggiori numeri di laureati in discipline STEM (oltre 110.000 all’anno).
Bisogna fare di più. Dunque, per sanare la carenza di professionisti, nel 2026 verrà istituita un’Accademia virtuale delle competenze quantistiche. Promuoverà la collaborazione con il mondo universitario e della ricerca, con gli istituti di formazione e con partner industriali.
La Quantum Europe Strategy nello scenario futuro
La Strategia europea, oggi, appare come la pietra angolare su cui costruire l’intero ecosistema tecnologico del continente. In effetti, le tecnologie quantistiche vivono un momento di transizione (). Con il passaggio da una fase embrionale a una in cui iniziano a prendere forma pratica. Ma, probabilmente, entro un decennio sarà possibile contare su componenti fondamentali (hardware e software) sviluppati pienamente. E tutti gli ostacoli saranno allora superati.
I prossimi mesi appaiono allora fondamentali. Partendo proprio dal documento di luglio 2025, Bruxelles dovrà predisporre una governance forte e inclusiva a livello europeo, in modo da “indirizzare, coordinare e monitorare” l’attuazione della nuova iniziativa. Si resta, dunque, in attesa del 2026, quando sarà presentata una proposta di Legge che rafforzerà ulteriormente l’ecosistema quantistico. È allora in arrivo una nuova era tecnologica? Probabilmente sì.
