Il quantum computing non è più solo ricerca. Ora è una leva geopolitica e industriale. Il 2025, proclamato dalle Nazioni Unite “Anno Internazionale delle Scienze e Tecnologie Quantistiche”, segna il passaggio dal laboratorio al mercato. È il “Quantum Shift”, come segnala l’Osservatorio del Politecnico di Milano. Gli investimenti pubblici globali superano i 50 miliardi di dollari dal 2012. Nel solo 2025 ne sono stati allocati 7. A questi si aggiunge, per la prima volta con forza, il capitale privato: 9,3 miliardi di dollari raccolti dalle aziende quantum-native, più del cumulato dei cinque anni precedenti.
Eppure, la geografia è sbilanciata. La maggior parte dei capitali resta negli Stati Uniti. Le aziende americane raccolgono circa sei volte più fondi rispetto a quelle europee. Il 91% degli investimenti privati del 2025 è andato allo sviluppo dell’hardware. Tre player statunitensi, IonQ, Quantum Computing Inc. e PsiQuantum hanno attratto da soli il 64% dei capitali globali.
Quantum computing e industria: dalla finanza alla manifattura
Le aziende end-user si muovono. E lo fanno in fretta. Il 55% delle Top 200 Forbes ha già attivato iniziative sul quantum. Un anno fa erano il 44%. In totale si contano 307 annunci pubblici di progetti da parte di 191 aziende, con risultati preliminari già disponibili nel 44% dei casi. A guidare restano finance e healthcare. Ma crescono anche energia, utility e telco.
Per l’industria manifatturiera il quantum computing rappresenta una frontiera ancora prototipale, ma strategica. Le applicazioni su ottimizzazione, materiali avanzati, simulazioni complesse e sicurezza dei dati sono osservate con attenzione. Non a caso, le tecnologie quantistiche sono entrate nella lista UE delle tecnologie “dual use”. Quindi civili e militari. Un tema che impatta direttamente su difesa, cybersicurezza e filiere industriali critiche.
Europa, strategia unitaria e Quantum Act
Il 2025 segna una svolta per l’Unione Europea. A luglio è stata lanciata la prima strategia quantistica europea. Nel 2026 arriverà il Quantum Act. L’obiettivo è chiaro: leadership globale entro il 2030. L’UE prova così a superare la frammentazione del passato e a colmare il gap con Stati Uniti e Cina.
Il tema ora è attirare capitali privati. L’Europa conta un numero simile di attori hardware rispetto all’America. Tuttavia, sul fronte finanziario lo scarto resta ampio. Inoltre, gli Stati Uniti possono contare sulle Big Tech, da Google a Ibm, capaci di investimenti fuori scala e continui annunci strategici.
Sul piano europeo, il messaggio dell’Osservatorio è netto. «La pubblicazione della strategia europea è un segnale di consapevolezza sulla sfida più urgente per l’Europa, ovvero superare la frammentazione e costruire una catena del valore condivisa, capace di integrare le eccellenze dei singoli Paesi per accelerare il passaggio delle tecnologie dal laboratorio al mercato», commenta Marina Natalucci, Direttrice dell’Osservatorio Quantum Computing & Communication del Politecnico di Milano.
«Investimenti e strategie scollegate rischiano di porci in una posizione di svantaggio nella competitività internazionale, rispetto a ecosistemi come quello statunitense, capace di affiancare ingenti capitali privati ai fondi pubblici. Le deep tech, come il quantum, necessitano di investimenti rilevanti per essere portate sul mercato. Servirà una politica industriale condivisa, fondata sulla visione di una catena del valore che vada dall’hardware al software e capace di far leva sulla cooperazione internazionale con obiettivi di breve e lungo termine».
Italia, strategia nazionale e nodo dei finanziamenti
Anche l’Italia nel 2025 ha varato la Strategia Nazionale per le Tecnologie Quantistiche. È un passaggio chiave. Coordinato tra più ministeri, segna l’allineamento ai principali Paesi europei. Tuttavia, resta un nodo centrale: i fondi. I 200 milioni di euro annui previsti non sono ancora stati stanziati.
L’ecosistema industriale italiano è giovane. Solo tre aziende quantum-native nel computing hanno raccolto 56 milioni in due anni. In Francia, sei aziende hanno superato i 235 milioni. Non mancano però le eccellenze, soprattutto in comunicazione quantistica e fotonica. Il finanziamento da 41,5 milioni a Ephos e i nuovi computer quantistici universitari, da Napoli a Roma fino a Torino, sono segnali importanti. Anche per l’industria e la manifattura.
