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Le criticità della supply chain dell’industria italiana

La diversificazione dei fornitori come strategia fondamentale per una supply chain più resiliente insieme all'onshoring e al desiderio di indipendenza sono alcuni dei dati sorprendenti sulle criticità della supply chain delle industrie italiane evidenziate nel nuovo report di Reichelt elektronik

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Nicoletta Buora

Le interruzioni nella catena di approvvigionamento continuano a tenere in fibrillazione il 73% delle aziende industriali italiane e solo il 38% dei decisori ritiene che la situazione si stabilizzerà in futuro, mentre il 46% è convinto del contrario.

Sono questi i dati salienti della survey commissionata da Reichelt elektronik che, per il terzo anno consecutivo, indaga le criticità della supply chain dell’industria italiana, coinvolgendo 255 responsabili di aziende di vari settori industriali.

Nel 2021, quasi due terzi si sono dichiarati positivi sul futuro e, per quanto riguarda il grado di resilienza della propria azienda, i partecipanti rimangono oggi fiduciosi, anche se la maggioranza (54%) concorda sul fatto che la propria azienda abbia subito perdite significative durante gli ultimi tre anni.

Nel 2023 un discreto miglioramento

I risultati dell'indagine condotta quest'anno mostrano un discreto miglioramento: mentre nel 2021 è stata registrata una media di 26 giorni di fermo produzione e nel 2022 addirittura di 44, nel 2023 le aziende hanno fermato la produzione per soli 32 giorni.

Ciononostante, il 16% degli intervistati dichiara di non avere subito alcun fermo nonostante le complessità. Questo risultato dimostra l‘ampio successo delle misure implementate durante gli ultimi dodici mesi.

La tendenza ad aumentare le scorte come contromisura ai ritardi nelle forniture appare negativa. Nel 2021, il 46% delle aziende ha adottato questa strategia, fermandosi attorno al 40% nell’anno successivo.

Il just-in-time va di pari passo con l'accumulo di scorte

Quasi la metà degli intervistati si è riavvicinata al concetto di approvvigionamento just-in-time durante gli ultimi dodici mesi, anche se continua a mantenere i magazzini riforniti dei componenti più importanti.

I settori che continuano a fare affidamento su questa soluzione riguardano le industrie dedicate alle componenti hardware dei computer e l‘automotive, l’industria aerospaziale e manifatturiera.

Il ritorno al just-in-time è una conferma dei risultati dell'indagine reichelt condotta nel 2022, in cui più della metà delle aziende dichiarava di potersi affidare nuovamente a questa strategia.

L’aumento dei costi energetici tra le principali preoccupazioni

Nonostante le difficoltà che caratterizzano la supply-chain, la catena di approvvigionamento di componenti e materiali è migliorata significativamente negli ultimi due anni, solo il 31% riscontra ancora delle difficoltà.

A preoccupare particolarmente gli italiani intervistati è, invece, l’aumento dei costi energetici (per ben l’83%), ma particolarmente temuto è anche l'aumento dei prezzi dei componenti critici (se nel 2022 solo il 34% lo segnalava, a farlo è il 66% dei rispondenti nel 2023).

Cresce anche la preoccupazione verso la carenza di lavoratori qualificati (43%), mentre diminuisce quella nei confronti delle forniture di componenti critici come la microelettronica (51%).

La diversificazione dei fornitori, una strategia fondamentale

Il rapporto evidenzia una nuova strategia che risulta particolarmente importante per affrontare i ritardi della supply-chain al fine di costruire o mantenere la resilienza: in questo senso, un'ampia percentuale di aziende (96%) considera la diversificazione dei fornitori come una strategia fondamentale.

L'industria italiana favorisce anche l'onshoring, ossia il passaggio a fornitori locali (84%) e il passaggio a fornitori che garantiscono un prezzo minore (85%).

La ricerca di indipendenza dai singoli fornitori e dagli eventi che riguardano le politiche commerciali mondiali rappresenta una strategia mirata a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento di risorse e componenti.

Cresce il desiderio di indipendenza

I conflitti in atto, assieme alla recessione e all'inflazione sono fonti di grande preoccupazione sul fronte economico e produttivo nazionale. In particolare, il 52% degli intervistati ritiene che la guerra tra Ucraina e Russia abbia un forte impatto sul commercio globale.

Tuttavia, l'industria italiana non si lascia paralizzare dalla situazione globale o dalle nuove leggi, e continua a lavorare costantemente all’interno della sua sfera di influenza.

Il desiderio di indipendenza risulta molto forte nel 2023: la maggioranza delle aziende (82%) spera in un maggiore sostegno da parte della politica per i progetti di ricerca italiani, come la produzione di semiconduttori o altri componenti essenziali, al fine di rimanere competitivi e diventare più autosufficienti.

Le criticità della supply chain dell’industria italiana - Ultima modifica: 2023-11-06T21:47:16+01:00 da Nicoletta Buora