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Intelligenza artificiale: l’Italia ha la sua Legge

L’Italia è il primo Paese in Europa a dotarsi di una Legge sull’Intelligenza Artificiale. Dopo l’approvazione parlamentare, riportiamo alcuni commenti e riflessioni di esponenti istituzionali, del mondo accademico e delle imprese.

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Nicoletta Buora

Con l’approvazione della prima Legge nazionale dedicata all’intelligenza artificiale, l’Italia conquista un primato in Europa. Pensata per accompagnare lo sviluppo tecnologico nel rispetto dei diritti fondamentali, la Legge stabilisce principi generali su trasparenza, etica e sicurezza, con l’obiettivo di coniugare innovazione e tutela dei cittadini.

Si tratta di un passaggio significativo, perché anticipa e integra l’AI Act europeo, ponendo l’Italia in una posizione di avanguardia normativa nella regolamentazione per l’utilizzo dell’AI in settori come la sanità, l’istruzione, la pubblica amministrazione e il mondo produttivo.

L’Italia apripista in Europa con la legge sull'IA

Dopo l’approvazione del Senato (18/09/2025), il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, Alessio Butti, ha commentato (fonte: ANSA): "L'Italia è il primo Paese UE con un quadro nazionale pienamente allineato all'AI Act".

L'Italia è, infatti, il primo Paese in Europa ad adottare un testo organico che pone al centro cittadini e imprese, rafforzando l’idea di un’innovazione responsabile e inclusiva. Una tappa fondamentale per accompagnare il Paese nella sfida dell’Intelligenza Artificiale.

“Cittadini, imprese e istituzioni possono contare finalmente su regole chiare. Essere i primi in Europa non è solo un primato simbolico, ma un passo che colma i vuoti normativi e rafforza la certezza del diritto. La Legge introduce garanzie essenziali in ambiti sensibili come giustizia, lavoro e sanità, riaffermando la centralità della persona”, sono invece le parole di Valerio De Luca Presidente del Comitato Data Governance e AI Compliance, la cabina di regia italiana sull’Intelligenza Artificiale (IA, DGIAC), che accoglie positivamente l’approvazione della Legge quadro sull'AI.

Un modello distintivo per la distribuzione delle competenze

Un elemento distintivo del modello italiano è la distribuzione delle competenze tra più autorità - dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale all’AGID, fino alle autorità di vigilanza settoriali - che consente una gestione articolata e coordinata, riducendo il rischio di vuoti normativi o conflitti istituzionali.

O, ancora, innovativa a livello mondiale la decisione di salvaguardia con l’introduzione del reato di deepfake, oggi più che mai necessario per la protezione dei cittadini. Certo è che questa Legge traduce i principi generali dell’AI Act europeo in norme operative, ponendo fine a zone grigie e offrendo a imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini un riferimento normativo chiaro e immediato.

Le voci dal mondo accademico e scientifico

Tra i primi commenti arrivati dal mondo universitario, alcuni hanno evidenziato come la Legge ponga le basi per una riflessione etica e giuridica sull’AI, introducendo concetti chiave di responsabilità e trasparenza. Altri hanno invece messo in guardia sui rischi di un eccesso di regolazione che potrebbe rallentare la ricerca.

Silvana Secinaro, docente dell'Università degli Studi di Torino e presidente dell'Associazione Tecnologie per l'Accounting e l'Accountability, ha ricordato che la Legge italiana “potrà diventare un punto di riferimento internazionale solo se sarà seguita da linee guida chiare e da un dialogo costante con chi sviluppa e applica le tecnologie”.

La posizione delle imprese

Dal lato delle aziende tecnologiche, il provvedimento viene accolto con interesse, ma anche con qualche perplessità. Molte imprese apprezzano la volontà di garantire certezze normative, soprattutto nei settori più delicati, come la sanità o i servizi finanziari. Tuttavia, emerge la richiesta di evitare vincoli troppo rigidi che possano frenare la competitività rispetto ad altri mercati globali meno regolamentati.

Nunzio Fiore, CEO di Memori, azienda specializzata in AI conversazionale, ha sostenuto che “La Legge sull'AI posiziona l’Italia come laboratorio normativo europeo, promuovendo un modello di intelligenza artificiale etica e accessibile con investimenti mirati su formazione e innovazione”.

Tra le finalità d’uso dell'AI, la nuova Legge riconosce la possibilità di utilizzare dati sanitari sintetizzati a fini di ricerca, aprendo prospettive inedite per l’uso dell’intelligenza artificiale in ambito medico. “L’approvazione del DDL AI rappresenta un punto di svolta per l’Italia, proiettandoci in una nuova era della sanità digitale”, ha commentato Daniele Panfilo, CEO di Aindo, società specializzata nella generazione di dati sintetici.

Gli elementi di ambiguità della Legge quadro sull'AI

Secondo Andrea Boscaro, formatore digitale e partner della società di consulenza The Vortex, la Legge sull'AI nazionale porta con sé alcuni elementi di ambiguità che sollevano più domande che risposte. Primo fra tutti, l'obbligo di trasparenza. "Uno degli adempimenti riguarda l’obbligo di trasparenza. Aziende e professionisti dovranno comunicare chiaramente se e in che misura una decisione, un contenuto, una diagnosi o una selezione del personale siano stati supportati da algoritmi. Salvo eccezioni, il cittadino non potrà opporvisi. Inoltre, in un altro punto contenuto nel DDL si afferma con decisione che l’intelligenza artificiale non può sostituire le mansioni umane: è una dichiarazione di principio priva di strumenti di monitoraggio. Chi e come stabilirà se un sistema ha sostituito, invece che supportato, una persona? Il testo rimanda ai futuri decreti per chiarire la questione".

L'introduzione del reato penale di diffusione di contenuti deepfake segna invece una svolta. "Si tratta di un passo notevole se si considera che nell’AI Action Plan statunitense, presentato lo scorso luglio, il tema non solo è completamente assente, ma video deepfake sono stati attivamente pubblicati dai profili ufficiali del Presidente Trump".  

La Legge italiana sull’AI potrebbe rappresentare un primo passo importante. "Ma al momento", ha aggiunto Boscaro, "sembra più un manifesto di intenti che una strategia compiuta. L’assenza di strumenti operativi chiari e di risorse adeguate lascia molti interrogativi aperti".

La sfida dell’attuazione

Anche per Oreste Pollicino, Coordinatore del Comitato IA-DGIAC, c'è un aspetto cruciale da gestire, quello dell'attuazione. "Resta ora la sfida decisiva, quella dell’attuazione. Perché la norma diventi prassi concreta, infatti, servono decreti attuativi rapidi, competenze adeguate nelle istituzioni e nelle imprese, e criteri chiari per valutare affidabilità, robustezza e impatto sui diritti dei sistemi intelligenti", ha detto Pollicino.

"Se questi elementi si tradurranno in azioni efficaci, l’Italia potrà dimostrare che il costituzionalismo digitale è una via reale per coniugare innovazione e democrazia, offrendo un modello replicabile in Europa".

Possiamo anche parlare di sfida duplice: costruire un ecosistema di fiducia che favorisca l’adozione dell’AI in settori chiave e, allo stesso tempo, promuovere un’alleanza tra istituzioni, università e imprese per garantire sviluppo, formazione e competitività.

L’Italia ha aperto la strada in Europa, ora la vera prova sarà rendere la Legge uno strumento vivo, trasformando i principi in opportunità concrete per cittadini, ricerca e imprese.

Intelligenza artificiale: l’Italia ha la sua Legge - Ultima modifica: 2025-09-22T12:07:00+02:00 da Nicoletta Buora