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Fondo Transizione Industriale: il 17 settembre parte il terzo Bando

In un’ottica di innovazione e riconversione, il Fondo concede contributi alle imprese, per favorire gli investimenti e allinearsi con le richieste di Bruxelles, in tema ambientale.

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Marianna Capasso

Torna in scena il Fondo Transizione Industriale, con il Decreto direttoriale del MIMIT, pubblicato lo scorso 18 luglio 2025. Importante protagonista di agevolazioni concesse con due diversi atti normativi degli scorsi anni, il Fondo riapre gli sportelli il 17 settembre 2025. Le risorse, sempre a valere sul PNRR, sono però quelle inutilizzate nell’ultimo Bando. Ammontano a 134 milioni di euro, ma potrebbero aumentare, per un possibile ipotizzato incremento, nei prossimi mesi.

La “storia” del Fondo Transizione Industriale

Il Fondo è una vecchia conoscenza. Nasce con la Legge di Bilancio 2022, ma diventa operativo solo nel settembre del 2023, con l’apertura del primo sportello (per un totale di 300 milioni di euro più ulteriori 150). Nel dicembre del 2024, poi, con Decreto direttoriale il MIMIT mette a disposizione delle imprese ulteriori 400 milioni di euro. A valere, però, sulle risorse del PNRR (Missione 1, Componente 2, Sottoinvestimento 1).

Del totale autorizzato nel dicembre 2024, 134 milioni non sono stati utilizzati. E verranno nuovamente messi in circolo. Con i contributi concessi sarà realizzato l’adeguamento del sistema produttivo italiano alle richieste ambientali di Bruxelles. Una produzione in ottica ambientale, per combattere la questione del cambiamento climatico. Dunque, con quella del 17 settembre 2025, siamo alla terza tranche di agevolazioni concesse.

Le finalità dell’agevolazione

I 134 milioni (più i possibili incrementi) sono destinati ai programmi di investimento a tutela dell’ambiente. Più specificamente, all’attuazione di progetti green-oriented. Dunque, efficientamento energetico, con la realizzazione di nuovi processi produttivi. O, anche, attraverso l’utilizzo di macchinari e impianti capaci di riutilizzare materie prime e materie riciclate.

I possibili beneficiari saranno tenuti a presentare un programma di investimento per ogni unità produttiva su cui si interviene. In questa, dovranno garantire la realizzazione di una maggiore efficienza energetica, un uso efficiente delle risorse o un miglioramento dei processi produttivi esistenti. Le soluzioni tecnologiche adottate, frutto dell’investimento, saranno funzionali alla tutela dell’ambiente.

Gli investimenti del Fondo Transizione Industriale, tra adeguamento e novità

L’impresa potrà operare in due modi. Potrà intervenire “ex ante”, investendo in tecnologie in grado di garantire una maggiore efficienza energetica da subito. O, diversamente, potrò adeguare il processo produttivo già presente all’interno della struttura. In che modo? Utilizzando le risorse in maniera efficiente. Riducendone, cioè, l’utilizzo, e virando verso le 3 R (riuso, riciclo e recupero).

Anche la formazione viene considerata un “programma d’investimento”. Le attività formative per il personale possono essere pagate con i contributi concessi dal Fondo perché incrementano l’expertise dei lavoratori. Questi, con nuove conoscenze, potranno allora utilizzare al meglio le tecnologie green. E implementarle, per la realizzazione dell’efficientamento energetico.

Fondo Transizione Industriale: i requisiti per accedervi

Possono presentare domanda al Fondo tutte le piccole e medie imprese che operano nell’ambito del comparto manifatturiero (sezione C, ATECO 2007). Dovranno però essere regolarmente costituite, iscritte e attive nel Registro delle Imprese. Nel pieno e libero esercizio dei propri diritti. Sono escluse le destinatarie di procedure concorsuali o di sanzioni interdittive. Così come quelle i cui rappresentanti sono destinatari di sentenze per specifici reati.

Non sono ammesse le imprese in difficoltà (ex Regolamento GBER). E quelle sottoposte a liquidazione, fallimento, procedure concorsuali o ad altre procedure assimilabili. Porte chiuse anche alle imprese con posizioni debitorie pendenti verso la Commissione europea o il MIMIT. Quelle che hanno, cioè, ricevuto e successivamente non rimborsato o depositato in un conto bloccato, aiuti giudicati illegali o incompatibili.

Tra gli altri requisiti, ci sono la regolarità contributiva in capo al beneficiario, l’assenza di cause ostative (secondo la disciplina antimafia) o di fattispecie tali da rendere il soggetto “incapace” di ricevere soldi pubblici, secondo le Leggi in vigore. C’è infine l’obbligo di stipulare una polizza assicurativa per coprire i danni causati da eventi catastrofali. Una novità prevista dal DL 39/2025.

Le spese ammissibili previste dal Fondo Transizione Industriale

Le spese complessive per l’investimento non possono essere inferiori a 3 milioni di euro, ma non devono superare i 20. Nell’articolo 7 del Decreto interministeriale del 2022 – che resta la fonte primaria dell’agevolazione – sono riportate le voci ammissibili. Queste dovranno risultare “strettamente funzionali alla realizzazione dei programmi di investimento”. Dunque, utilizzabili per specifici obiettivi.

Tra le varie voci di costo ci sono quelle per:

  • il suolo aziendale (non oltre il 10% dell’investimento totale ammissibile)
  • le opere murarie (nel limite del 40%)
  • gli impianti e attrezzature varie di nuova fabbricazione
  • i programmi informatici, brevetti, licenze, know-how e conoscenze tecniche non brevettate
  • le spese per la formazione del personale

Sono coperti anche i costi di esercizio, sempre connessi al progetto. Quindi, spese di viaggio e alloggio, materiali e forniture, l’ammortamento degli strumenti e delle attrezzature (solo funzionalmente all’utilizzo specifico). Ma anche le spese per la consulenza esterna. Il tutto, nel limite del 10% del totale complessivo.

L’agevolazione prevista dal Fondo Transizione Industriale: il contributo tout court

L’incentivo consiste in un contributo a fondo perduto, variabile a seconda delle spese. Per il miglioramento dell’efficienza energetica, l’agevolazione copre fino al 30% dei costi. Ma è maggiorato a seconda del fattore dimensionale e geografico. Dunque, un +20% per le piccole imprese e un +10% per le medie. E, con riferimento alla regione di collocazione della sede operativa, un +15% nei casi previsti dal Regolamento GBER (Art. 36, Sezione 7, Aiuti per la tutela dell’ambiente).

Per le spese di installazione di impianti da autoproduzione, la copertura agevolativa va dal 30 al 45 per cento (più eventuali maggiorazioni). Per gli investimenti relativi all’efficientamento delle risorse, le percentuali salgono al 40 (arrivando anche al 60, per le piccole imprese). Variabili, invece, le percentuali per gli investimenti che modificano il processo produttivo. Si farà riferimento alle disposizioni riportate nella carta degli aiuti a finalità regionale.

Come presentare la domanda per il Fondo Transizione Industriale

Dei 134 milioni di euro, il 50% è riservato alle imprese energivore (ricomprese nell’elenco CSEA). E, almeno il 40% del totale, è destinato a progetti da realizzare nel Mezzogiorno, ovvero nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Il progetto d’investimento dovrà essere realizzato entro 36 mesi dalla data di concessione del contributo – con una possibile proroga di ulteriori 12 mesi.

La domanda andrà presentata sul portale del Soggetto gestore, Invitalia, assieme a una relazione tecnica, fondamentale per poter ricevere l’agevolazione. Lo sportello aprirà il 17 settembre 2025, con chiusura prevista per il 10 dicembre 2025.

La procedura di assegnazione è valutativa a graduatoria. Dunque, indipendente dal giorno di invio della domanda. Tutte le istanze presentate saranno istruite non oltre marzo 2026.  Verrà stilata una graduatoria, con l’assegnazione delle risorse finanziarie.

Fondo Transizione Industriale: il 17 settembre parte il terzo Bando - Ultima modifica: 2025-09-10T17:23:49+02:00 da Marianna Capasso