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Data Center: cresce la domanda globale, ma anche il rischio di bolla digitale

Secondo l’analisi di Boston Consulting Group, la domanda mondiale di capacità data center crescerà del 16% annuo fino al 2028, trainata dall’AI generativa. Un’accelerazione che porta enormi opportunità ma anche rischi di sovracapacità.

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Nicoletta Buora

Ogni ricerca, transazione o algoritmo necessita di un data center, e la nuova analisi di Boston Consulting Group conferma un trend in forte accelerazione: tra il 2023 e il 2028 la domanda globale di capacità crescerà del 16% l’anno, un ritmo superiore del 33% rispetto al triennio precedente. Entro il 2028 il consumo energetico mondiale legato ai data center raggiungerà i 130 gigawatt. Nonostante il boom dell’AI, BCG rileva che le applicazioni aziendali tradizionali continueranno a rappresentare il principale driver di utilizzo, pesando per il 55% della domanda complessiva.

Tuttavia, è la GenAI a correre più veloce: rappresenterà il 60% della crescita della domanda energetica entro il 2028, con carichi di calcolo per l’addestramento dei modelli in aumento del 30% annuo e per il loro utilizzo operativo del 100%.

Il pericolo di una bolla digitale globale

L’espansione è così rapida da mettere sotto pressione reti elettriche, infrastrutture e catene di fornitura. Secondo BCG, si rischia un disallineamento tra capacità installata e domanda reale, innescando una possibile bolla tecnologica. Investimenti anticipati, mancanza di coordinamento e rincorsa competitiva potrebbero generare sovradimensionamenti analoghi a quelli sperimentati in passato nel settore delle telecomunicazioni.

Questo rischio è particolarmente evidente nei mercati dove la disponibilità energetica cresce più lentamente della domanda di nuovi progetti, rendendo difficile sostenere un’espansione stabile e pianificata.

Data Center in Italia: un mercato tra record e incognite

Lo scenario italiano riflette dinamiche globali ma con alcune peculiarità. Secondo Terna, le richieste di connessione per nuovi data center sono passate da 30 a oltre 50 gigawatt in soli sei mesi, trainate da grandi operatori globali e nuovi progetti nazionali. Milano guida la mappa digitale del Paese, concentrando il 49% delle richieste e circa 250 megawatt già installati. Roma, Torino e aree emergenti come Puglia e Trentino completano la geografia dei nuovi poli.

Gli investimenti cumulativi stimati per il 2023-2026 raggiungono i 15 miliardi di euro, sostenuti anche da iniziative orientate alla sostenibilità: dal centro di Brescia che recupera calore per il teleriscaldamento urbano al Green Data Center dell’Università di Pisa che ha ridotto i consumi del 40%.

Dietro l’euforia, tuttavia, emergono segnali di squilibrio. Terna segnala il fenomeno della “saturazione virtuale”: molte richieste non si traducono in progetti reali e servono solo a bloccare capacità di rete. Una dinamica che ricorda l’eccesso di investimenti nelle infrastrutture in fibra dei primi anni Duemila.

l’Italia davanti a un bivio strategico

Per Giulia Scerrato, Principal di BCG, l’Italia si trova davanti a un passo decisivo: trasformarsi in un hub digitale europeo o replicare dinamiche speculative già viste. La sfida è bilanciare energia, infrastrutture e governance, adottando una pianificazione coordinata che unisca operatori, istituzioni e filiera industriale.

Il contesto resta complesso: costi di costruzione in aumento del 20-25% rispetto al periodo pre-pandemico, vincoli regolatori e disponibilità energetica limitata richiedono scelte selettive e un approccio pragmatico allo sviluppo di nuovi poli.

Data Center: cresce la domanda globale, ma anche il rischio di bolla digitale - Ultima modifica: 2025-12-10T11:15:04+01:00 da Nicoletta Buora