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Assemblea Federmacchine, il 2009 è un anno da dimenticare

Dall'assemblea annuale di Federmacchine emerge che, dopo un disastroso 2009, l'industria italiana del bene strumentale è ormai pronta alla ripresa, anche se il mercato interno resta ancora debole

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Valeria Villani

Un bilancio 2009 da dimenticare per l'industria italiana del bene strumentale che, dopo la sostanziale stagnazione del 2008, ha registrato cali pesanti di tutti i principali indicatori economici, segno dei profondi effetti lasciati dalla crisi finanziaria. Secondo i dati elaborati dal Gruppo Statistiche Federmacchine, la federazione dei costruttori italiani di beni strumentali, nel 2009 la produzione di settore è scesa del 29,9% a 28.670 milioni di euro, provata dal negativo riscontro raccolto dai costruttori sia sul mercato interno che estero.
Calato del 30% rispetto all'anno precedente, nel 2009, l'export italiano di settore si è attestato a quota 18.873 milioni di euro. Negativa anche la risposta del mercato interno, ove i costruttori hanno visto scendere le consegne, del 29,8%, a 9.797 milioni, penalizzate dal crollo del consumo che, sceso del 32,4% non è andato oltre quota 14.269 milioni di euro.

Differente è il quadro che si prospetta per il 2010 che, come emerge dall'indagine previsionale condotta dal Gruppo Statistiche Federmacchine su un campione rappresentativo di imprese del comparto, evidenzia un miglioramento sia sul fronte domestico sia su quello estero.
Nel primo trimestre 2010, soltanto il 23,4% degli intervistati considera basso il livello della domanda interna; nel trimestre precedente era il 43% a esprimere giudizio così negativo. Ben il 42,1% considera buona la situazione del mercato nazionale e il restante 34,5% normale; nell'ultimo trimestre dell'anno precedente i soddisfatti erano il 32,3% del totale, i moderatamente soddisfatti il 24,8%. Con riferimento al mercato estero, l'80% degli intervistati esprime valutazione positiva.
Le previsioni di breve medio periodo indicano ulteriore miglioramento: il 42% degli intervistati si aspetta un aumento della domanda interna, d'altro canto, la percentuale di coloro che si attendono una crescita della domanda estera è pari al 56,5%, segno che l'inversione di tendenza è in atto.
Questi, in sintesi, i dati presentati da Alberto Maria Sacchi, presidente Federmacchine, in occasione dell'assemblea annuale dello scorso 8 luglio, che ha ospitato il convegno “Il bene strumentale: la finanza a supporto dell'internazionalizzazione”, cui sono intervenuti Alessandro Castellano, amministratore delegato Sace, e Giancarlo Lanna, presidente Simest.

Nel 2009, principali mercati di sbocco dell'offerta di made in Italy di settore sono risultati: Germania (1.794 milioni di euro), Francia (1.662 milioni), Cina (1.304 milioni), Stati Uniti (1.222 milioni), Spagna (759 milioni), Polonia (600 milioni), Russia (586 milioni), Gran Bretagna (569 milioni), Turchia (509 milioni), India (452 milioni).
L'entità e la diffusione della crisi non ha risparmiato alcuna area: nel 2009 le variazioni di export sono risultate tutte di segno negativo. Se le vendite di made in Italy settoriale destinate a Asia e Africa sono scese circa del 10% rispetto all'anno precedente, particolarmente negativa è stata la risposta dell'area dell'Unione Europea (-33,6%) e dei paesi extra-Ue (-42,2%). Negativo il riscontro proveniente dalle Americhe (Nord America -32,9%; America del Sud -28%).
Il saldo commerciale dell'industria italiana di settore è risultato positivo per 14,4 miliardi di euro. Per comprendere il contributo dell'industria del comparto all'economia paese è sufficiente considerare che il saldo complessivo delle merci è stato passivo per 4,1 miliardi di euro.
D'altra parte la ripresa delle vendite sul mercato estero è confermata dal dato di export di beni strumentali che, nel periodo gennaio-marzo 2010, è tornato a crescere, del 3,2%, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Nelle prime dieci posizioni della classifica dei mercati di sbocco sono presenti, accanto alle tradizionali aree di destinazione dell'offerta italiana, tutti i Paesi del Bric, a conferma dell'interesse crescente della domanda espressa da zone che fino a qualche anno fa erano escluse dalla geografia economica mondiale.

L'incremento della domanda di beni strumentali espressa dalle aree emergenti, a partire dall'Asia, impone alle imprese investimenti mirati dedicati al presidio di questi mercati.
In questo senso Alberto Sacchi ha ribadito quanto sia fondamentale che tutti gli attori, imprese, associazioni, istituzioni, istituti di credito, mondo della politica, società di servizio lavorino per l'obiettivo comune che è rappresentato dal mantenimento della leadership internazionale che l'industria italiana di settore ha acquisito nel corso degli anni e che può trovare conferma solo attraverso una forte attività a sostegno dell'internazionalizzazione.

Ciò che continua a preoccupare i costruttori italiani è la debolezza del mercato interno, nel quale la domanda di beni strumentali è tornata a crescere poiché sostenuta dalla Tremonti-Ter. A questo proposito, Alfredo Mariotti, il segretario generale della federazione, ha sottolineato quanto sia difficile comprendere la decisione del Governo, che non intende prorogare la misura fino alla fine dell'anno. "Considerato la capacità di stimolare gli investimenti, il provvedimento Tremonti-Ter si sarebbe tra l'altro in parte ripagato. Maggiori vendite di macchinari si traducono, infatti, in maggiori utili per le imprese, che andrebbero a versare maggiore Ires e Irap. Oltre a ciò, va considerato che maggiori vendite comportano maggiori introiti per l'erario derivanti dall'Iva oltre al minor utilizzo della cassa integrazione, pesante voce di costo per lo stato”, ha concluso Mariotti.

Assemblea Federmacchine, il 2009 è un anno da dimenticare - Ultima modifica: 2010-07-15T13:09:24+02:00 da Valeria Villani