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La Legge di Bilancio 2026 al rush finale

In attesa del voto di fiducia al Senato, la Manovra finanziaria non entusiasma più di tanto, tra interessanti agevolazioni e inaspettate delusioni per le imprese. Il 2026 si annuncia allora come un anno tiepido, al netto di possibili correttivi.

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Marianna Capasso

Dopo il maxiemendamento del Governo, la Commissione Bilancio ha messo un punto alle discussioni, licenziando il testo. Che è passato al Senato, per ricevere il voto di fiducia presumibilmente nella giornata del 23 dicembre. L’ultima parola spetterà però alla Camera dei deputati, che entro il 31 dicembre 2026 dovrà approvare l’atto.

Oramai si tratta quasi di una formalità, perché le decisioni sono state prese. Come ogni anno, le imprese nutrivano grandi aspettative. Ma non tutto è stato possibile, con i budget ridotti. Il Ministro Giorgetti, accanito sostenitore di una misura “a saldi invariati” ha spinto per far quadrare i conti. Ridimensionando e respingendo diverse richiese.

Così, sebbene la versione finale della Manovra abbia previsto un incremento di 1,3 miliardi di euro destinati al mondo imprenditoriale, ha cassato e ridotto altre tipologie di investimenti. E i 22 miliardi di valore complessivo sembrano oggettivamente pochi.

Addio agli investimenti green nella Legge di Bilancio

Ci avevano sperato davvero. Tutti. Ma è stata solo una chimera. Il Piano Transizione 5.0 non è decollato e non lo farà nemmeno nel 2026. Mentre il nuovo strumento dell’iperammortamento sostituisce il credito d’imposta – con i suoi pro e i suoi contro – si allunga l’arco temporale per poter beneficiare dell’agevolazione.

Le lamentele delle imprese sono state ascoltate: si passa da 12 mesi a 2 anni e 9 mesi. Senza coda temporale e con deadline al 30 settembre 2028. La carota, però, è stata prontamente affiancata dal bastone. Il necessario budget dei tagli ha ridimensionato (o meglio, eliminato) le aliquote dell’ammortamento green (+40% rispetto alle aliquote per la Transizione 4.0).

Dunque, confermato solo il:

  • +180%, per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
  • +100% per gli investimenti oltre 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro
  • +50% per gli investimenti oltre 10 milioni di euro e fino a 20 milioni di euro.

Nessuna maggiorazione, quindi, per gli investimenti in grado di generare un risparmio di consumi energetici del prodotto e del processo produttivo (non inferiore al 3 e al 5 per cento).

Legge di Bilancio e Made in UE: opportunità o boomerang?

Nell’ottica di tutelare la produzione europea, la Legge di Bilancio stabilisce che solo i beni 4.0, prodotti all’interno dei 27 Stati Membri, saranno considerati investimento agevolabile. Unica deroga per le produzioni negli Stati aderenti all’Accordo sullo Spazio economico europeo. Si spera, allora, che l’offerta sia in grado di soddisfare la domanda.

L’utilizzo dell’iperammortamento, fruibile solo qualora si proceda con l’acquisto di un bene riconducibile esclusivamente sul mercato europeo, lascia perplessi. Così come si hanno dei dubbi sulla questione dei pannelli fotovoltaici. Con la limitazione alle lettere b e c, e l’esclusione della lettera a dell’articolo 12 Decreto Energia 2023. A conti fatti, analizzando i moduli ricompresi nel Registro ENEA, l’offerta di riduce all’osso. I pannelli fotovoltaici, Made in UE, con un’efficienza di modulo non inferiore al 21%, sono pochissimi.

Analogo discorso per i beni complementari che fanno funzionare gli impianti. Dunque: batterie, inverter & Co. Le produzioni europee saranno in grado di rispondere alle richieste delle imprese? Vedremo lungo la via. Probabilmente servirà un correttivo in fieri, sperando che l’ennesimo decreto non impieghi i soliti tempi burocratici.

Il tappabuchi che ammonta a 1,3 miliardi: Transizione 4.0 e ZES

Nel maxiemendamento, 1,3 miliardi di euro sono stati destinati alle domande che, nel corso del 2025, non hanno trovato copertura. Più precisamente, a quelle per il credito d’imposta Transizione 4.0 e per il credito ZES (532,64 milioni). Gli investimenti 4.0, infatti, sono rimasti privi di incentivi. Ma con la Legge di Bilancio saranno assegnate nuove risorse. Limitatamente, però, agli investimenti effettuati prima del 31 dicembre 2025. Da usufruire esclusivamente in compensazione (con modello F24).

Novità anche per la ZES, che si allarga includendo Marche e Umbria. Una correzione, questa, necessaria nella versione finale della Legge. Una svista iniziale, prontamente recuperata. Dunque, salgono a 10 le regioni della Zona Economica Speciale destinatarie degli incentivi triennali (2026-2028). Inoltre, con l’emendamento governativo si risolve anche (in parte) il problema delle risorse.

L’esaurimento dei fondi, nel 2025, ha limitato la copertura del credito richiedibile al 60,3811%, secondo le comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate. La modifica al disegno della Legge di Bilancio, invece, colma il “buco” con un +14,6189% extra. Copre quindi le numerose domande presentate. A condizione che sia stata inviata una comunicazione integrativa all’AdE, tra il 18 novembre e il 2 dicembre 2025.

Le altre novità previste dalla Legge di Bilancio

Da un punto di vista fiscale, oltre all’iperammortamento viene confermato l’IRES premiale, dopo la prova del 2025 (andata evidentemente bene). Le imprese che reinvestono gli utili in occupazione e nuovi investimenti potranno quindi godere di una riduzione di 4 punti percentuali sull’aliquota ordinaria dell’imposta (dal 24 al 20). Una semplificazione delle procedure e un supporto per le imprese che quindi contribuiscono alla crescita del Paese.

Con riferimento, invece, agli altri incentivi per le PMI, viene rifinanziata la storica Nuova Sabatini. Con l’introduzione di nuova liquidità per le compagini che investono in beni strumentali. Favoriti, quindi, gli acquisti di macchinari, impianti e attrezzature, grazie al contributo su parte degli interessi al finanziamento erogato dalla Banca.

Restando in tema di accesso al credito per le piccole e medie imprese, viene rafforzato il Fondo di Garanzia. Dunque, maggiore disponibilità di risorse e criteri più flessibili. Fari puntati anche sugli investimenti realizzati tramite i Contratti di Sviluppo. Con le risorse aggiuntive saranno favoriti investimenti importanti, finalizzati all’espansione industriale. Infine, l’ennesimo rinvio (al 2027) per sugar e plastic tax.