Nel contesto industriale contemporaneo, caratterizzato da una crescente connessione e digitalizzazione dei processi produttivi, la dipendenza da un sistema di alimentazione elettrica affidabile è diventata fattore critico per la competitività aziendale.
Il costante ricorso all'elettrificazione, al networking e all'automazione ha reso le moderne infrastrutture produttive particolarmente vulnerabili a interruzioni di rete e sovratensioni.
Quanto costano le interruzioni (e le microinterruzioni) elettriche
In Italia non esistono ancora stime ufficiali centralizzate da parte di enti come Arera o RSE specificamente dedicate ai costi da interruzioni elettriche nel settore manifatturiero.
Anie Confindustria e Aice segnalano però che le interruzioni e la scarsa qualità dell'alimentazione elettrica sono tra i principali fattori critici per la continuità operativa delle imprese manifatturiere italiane.
In settori ad alta automazione, un singolo fermo impianto può costare da 10.000 a oltre 100.000 euro all'ora, a seconda della scala e del tipo di produzione.
Le aziende più colpite sono quelle con processi continui o altamente automatizzati, come il settore chimico, farmaceutico e automotive. Particolarmente insidiose sono le microinterruzioni, anche inferiori a un secondo, che possono causare reset di PLC, blocchi di robot e perdita di dati, con impatti economici significativi.
La risposta è nell'integrazione tecnologica
Nella video intervista Giovanni Sangiorgio, Operative Marketing Manager di Phoenix Contact, racconta come mitigare questi rischi e quali benefici possono derivare dall'adozione di sistemi integrati che combinano conversione della tensione, protezione e monitoraggio dei carichi.
