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Data Center: una nuova industria all’orizzonte

Entro il 2030 la potenza installata in Italia triplicherà. Lo studio Agici delinea gli scenari per una crescita sostenibile e competitiva del settore. L’Italia come hub della data economy mediterranea

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Nicoletta Buora

I data center sono ormai il cuore pulsante della trasformazione digitale, dell’intelligenza artificiale e della data economy. Strutture che fino a pochi anni fa erano considerate “dietro le quinte” dell’innovazione, oggi si stanno affermando come infrastrutture industriali strategiche, capaci di incidere direttamente sulla competitività e sull’autonomia tecnologica del Paese.

È questo il messaggio emerso durante l’evento “Lo sviluppo dei data center in Italia: impatti e opportunità per la transizione energetica e digitale”, ospitato all’Università degli Studi di Bergamo. In apertura, il rettore Sergio Cavalieri ha ricordato il ruolo dell’università come luogo di incontro tra ricerca, impresa e istituzioni, “un ecosistema che mette a fattor comune le diverse intelligenze per un’innovazione sostenibile e condivisa”.

Uno scenario in forte espansione

Lo studio Agici, “Scenari di mercato dei data center: prospettive per il sistema energetico e la competitività italiana”, fotografa una crescita senza precedenti. Entro il 2030 l’Italia potrebbe raggiungere 2 GW di capacità installata, triplicando gli attuali 600 MW. Gli investimenti complessivi in tecnologie IT supereranno i 18 miliardi di euro, con ricadute sul PIL comprese tra 17 e 28 miliardi e oltre 70.000 nuovi occupati diretti e indiretti.

Secondo Gianluca Pratesi, Direttore Advisory di Agici, “il mercato dei data center sta vivendo una fase di sviluppo importante. Per rendere questa crescita sostenibile e competitiva serve un’integrazione multilivello tra transizione digitale ed energetica, e una pianificazione coordinata con la strategia energetica nazionale”.

L’Italia come hub del Mediterraneo

L’analisi di Agici evidenzia come l’Europa stia vivendo un’espansione della data economy, con un tasso di crescita annuo dell’8% e un valore complessivo che supererà i 1.000 miliardi di euro al 2030. Mentre Paesi come Germania, Irlanda e Paesi Bassi mostrano segnali di saturazione delle reti e dei carichi elettrici, l’area mediterranea si sta imponendo come nuova frontiera per gli investimenti.

L’Italia, grazie alla posizione geografica strategica, alla disponibilità di aree industriali dismesse, a una rete di trasmissione moderna e alla crescente quota di energie rinnovabili (FER) nel Sud, può ambire a diventare il nuovo hub della data economy mediterranea.

Il settore è già in pieno fermento: nel 2025 le richieste di connessione alla rete da parte dei data center hanno raggiunto 342 domande, in aumento del +1600% rispetto al 2020, metà delle quali concentrate in Lombardia. Una tendenza che, se non gestita con politiche coordinate, potrebbe generare squilibri territoriali e pressioni sui prezzi dell’energia.

Data center in numeri

  • Potenza installata: da 600 MW (2024) a 2 GW (2030)
  • Investimenti IT: 18 miliardi di euro
  • Domanda elettrica: da 7 a 20 TWh
  • Occupazione: +70.000 posti di lavoro
  • Impatto sul PIL: 17–28 miliardi di euro

Energia e digitale: un binomio strategico

La crescita dei data center avrà un impatto significativo sul sistema elettrico nazionale: la domanda passerà da 7 TWh nel 2024 a 20 TWh nel 2030, pari a circa il 6% dei consumi italiani. Tuttavia, questa sfida può trasformarsi in un’opportunità per la filiera energetica.

Lo studio evidenzia come i data center possano diventare attori attivi del sistema energetico, integrando fonti rinnovabili, recupero del calore e accordi di flessibilità con i gestori di rete. L’energia termica di scarto, ad esempio, può essere reimmessa nelle reti di teleriscaldamento, contribuendo agli obiettivi europei di decarbonizzazione ed efficienza energetica.

Così si favorirebbe una collaborazione virtuosa con le utility energetiche. La sinergia permetterebbe alle utility, da un lato, di fornire energia ai data center e valorizzarne l’energia termica, riducendo l’impronta carbonica; dall’altro, di stimolare lo sviluppo di nuovi modelli di business integrati tra industria digitale e operatori energetici.

Un esempio è il caso Eni che sta investendo nel business del Green Data center da affittare a chi ha necessità di grandi spazi ad altissima densità. In partnership con una società degli Emirati Arabi, Eni realizzerà in Italia un data center da 1 GW, con un primo impianto da 500 MW accanto al suo storico centro di Ferrera Erbognone (PV) dove, oltre alla presenza di una centrale turbogas che fornirà energia, si trova anche il supercomputer HPC6, quinto al mondo per potenza di calcolo.

Un ecosistema industriale in formazione

Il data center, dunque, non è solo una semplice infrastruttura digitale, ma una piattaforma industriale integrata che genera innovazione, occupazione e valore per i territori. E' quanto afferma Alessandro Caramia di Ida (Italian Data Center Association).

Negli ultimi anni, l’Italia ha visto raddoppiare la propria capacità installata, grazie anche all’arrivo di colocator (aziende che costruiscono e gestiscono grandi data center “neutrali”, non dedicati a un’unica azienda, ma affittati a più clienti - banche, telco, cloud provider, enti pubblici, ecc - e hyperscaler (grandi realtà che offrono anche servizi quali Microsot, Aws e Google) che affiancano i tradizionali operatori enterprise.

Sono nate nuove filiere industriali che coinvolgono edilizia, tecnologie energetiche, utility e società di progettazione. Dietro ogni cantiere di un data center si attiva un intero ecosistema produttivo, contribuendo alla competitività del Paese.

Ida, attraverso cinque comitati tecnici dedicati a sostenibilità, energia, permitting, riconoscimento del settore ed education, promuove un modello di sviluppo basato su certezza normativa, accesso alle energie rinnovabili e iter autorizzativi rapidi, elementi chiave per attrarre investimenti internazionali.

Governance e competenze: le priorità per la crescita

Nonostante il potenziale elevato, il settore dei data center italiani sconta ancora ritardi nella digitalizzazione e carenza di competenze specialistiche. Secondo Agici, le imprese “data-driven” – oggi circa 110.000 in Italia, in crescita del 4-5% annuo – trainano innovazione e produttività nei settori manifatturiero, energetico, logistico e dei servizi finanziari. Ma la mancanza di figure Stem rischia di rallentare lo sviluppo.

Per questo la strategia di crescita deve basarsi su formazione, governance nazionale, politiche industriali olistiche e sulla semplificazione degli iter autorizzativi, oggi troppo lunghi.

Un obiettivo cruciale è anche la valorizzazione del potenziale del Sud, dove la disponibilità di energie rinnovabili e la presenza di landing station dei cavi sottomarini offrono condizioni ideali per nuovi poli tecnologici.

Verso un modello distribuito e sostenibile

Il futuro dei data center in Italia passa, dunque, per un modello di sviluppo distribuito, capace di garantire equilibrio territoriale, efficienza energetica e sostenibilità ambientale.

Come ha ricordato Daniela Andreini dell’Università di Bergamo, “la crescita di AI e data center deve essere sostenibile non solo dal punto di vista energetico ma anche sociale. L’intelligenza artificiale, se governata con visione, può diventare essa stessa uno strumento di ottimizzazione energetica e decisionale”.

Data center, leva per la competitività italiana

L’Italia si trova oggi davanti a un’occasione imperdibile: trasformare la crescita dei data center in una leva strutturale di politica industriale, capace di coniugare innovazione digitale, sostenibilità e sviluppo territoriale.

Perché questa opportunità si traduca in un reale vantaggio competitivo, serve una visione nazionale organica, in grado di distribuire i benefici lungo tutta la filiera.

La presenza, alle tavole rotonde dell’evento, dei rappresentanti delle istituzioni, del GSE e di Terna ha confermato il valore strategico di questa nuova industria all’orizzonte per la competitività del Paese.

Data Center: una nuova industria all’orizzonte - Ultima modifica: 2025-11-05T11:30:25+01:00 da Nicoletta Buora