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Materie prime critiche: l’industria italiana dell’elettronica lancia l’allarme

L'industria elettrotecnica italiana rischia il collasso: 60 miliardi di produzione dipendono da materie prime critiche importate. ANIE chiede interventi urgenti per garantire l'autonomia strategica.

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Alice Alinari

La fragilità delle catene di approvvigionamento globali non è più un'ipotesi teorica: è una realtà che minaccia oltre 60 miliardi di euro di produzione industriale italiana.

ANIE Confindustria, che rappresenta 1.100 aziende del settore elettrotecnico ed elettronico con 480.000 addetti, ha lanciato un allarme che dovrebbe far riflettere chiunque sia coinvolto in questo comparto.

Cosa sono le materie prime critiche

Le materie prime critiche (MPC) sono necessarie per produrre componenti elettronici, sistemi di automazione industriale e tecnologie per la transizione digitale.

Queste materie provengono quasi esclusivamente da Paesi extraeuropei. Una dipendenza che le recenti crisi globali - dalla pandemia Covid-19 ai conflitti internazionali - hanno dimostrato essere insostenibile.

La concentrazione geografica: un rischio sistemico

Litio, rame, terre rare e altri materiali strategici sono oggi concentrati in pochi Paesi, principalmente Cina e Repubblica Democratica del Congo. Questa concentrazione geografica trasforma ogni tensione geopolitica in una potenziale paralisi per l'intero settore manifatturiero europeo.

Il settore dell'elettrotecnica e dell'elettronica risulta particolarmente vulnerabile per la sua dipendenza da materiali ad alto contenuto tecnologico che non possono essere facilmente sostituiti.

Stiamo parlando dei componenti che alimentano l'automazione industriale, i sistemi di controllo, le reti elettriche intelligenti e tutte le tecnologie che abilitano Industria 4.0.

La risposta europea: obiettivi ambiziosi ma progressi lenti

L'Unione Europea ha risposto con il Regolamento 2024/1252/UE sulle materie prime critiche, fissando obiettivi vincolanti da raggiungere entro il 2030: estrarre almeno il 10% delle MPC all'interno dell'UE; raffinare il 40% sul territorio europeo; riciclare almeno il 15% delle materie critiche.

Obiettivi ambiziosi sulla carta, ma secondo Valerio de Molli, CEO di The European House Ambrosetti, "i progressi sono ancora troppo lenti" e, senza un'accelerazione, "la doppia transizione rischia di rimanere incompiuta".

Come reagiscono le imprese italiane

L'indagine realizzata da The European House-Ambrosetti insieme ad ANIE ("Verso una nuova competitività industriale europea: il ruolo strategico dell'Elettrotecnica e dell'Elettronica", ANIE Confindustria e The European House Ambrosetti, ottobre 2025) rivela che le aziende italiane non sono rimaste passive di fronte alla crisi. I dati mostrano strategie concrete già in corso.

Il 70% degli associati ANIE ha diversificato i mercati di fornitura. Il 49% ha potenziato i magazzini e adottato una gestione strategica delle scorte. Il 38% ha avviato processi di revisione di prodotti e cicli produttivi. Infine, il 58% collabora verticalmente con i fornitori in attività di R&D.

L'innovazione al servizio della resilienza

Le imprese stanno investendo in soluzioni tecnologiche avanzate per rendere le supply chain più intelligenti e sicure. Tra le strategie emergenti ci sono prima di tutto la digitalizzazione predittiva, ovvero l'utilizzo di tecnologie predittive e modelli digital twin per ottimizzare la logistica e anticipare le criticità prima che si verifichino.

C'è poi una strategia focalizzata sulla ricerca di materiali alternativi, che prevede lo sviluppo di soluzioni che utilizzano materiali meno esposti ai rischi geopolitici, riducendo la dipendenza da risorse critiche.

Infine, puntare sull'economia circolare avanzata, quindi sul recupero di materiali da scarti industriali e prodotti dismessi, con investimenti in impianti di riciclo tecnologicamente avanzati.

I numeri della dipendenza

Le cifre raccolte tra gli associati ANIE fotografano una situazione preoccupante. Il 55,6% delle imprese ha difficoltà strutturali nel reperire materie prime non energetiche. Oltre il 60% è preoccupato per la dipendenza dall'estero di metalli industriali come rame, alluminio e litio.

Il 58% ha riscontrato problemi con l'approvvigionamento di componentistica elettronica. Circa il 40% teme la dipendenza estera per componenti e tecnologie avanzate.

Le richieste al Governo: servono azioni concrete

Filippo Girardi, presidente di ANIE Confindustria, è stato chiaro: "Non possiamo più permetterci di dipendere da filiere fragili concentrate in poche aree del mondo". Le aziende chiedono un quadro normativo e finanziario che permetta di trasformare le strategie in azioni strutturali.

  1. Incentivi alla diversificazione e al reshoring di componenti strategici sul territorio nazionale ed europeo.
  2. Snellimento burocratico per autorizzazioni relative a riciclo ed estrazione mineraria.
  3. Investimenti in ricerca su materiali alternativi e tecnologie circolari.
  4. Accordi industriali con paesi strategici per garantire approvvigionamenti sicuri.
  5. Strumenti finanziari dedicati alle PMI per rafforzare la loro presenza nelle filiere resilienti.

Economia circolare: da vincolo ecologico a leva strategica

Per ANIE, l'economia circolare non è più solo una questione ambientale, ma una risposta concreta alla scarsità di risorse.

Il riciclo avanzato può ridurre drasticamente la dipendenza dall'estero. Tuttavia, servono incentivi stabili, procedure semplificate e soprattutto un mercato europeo delle materie prime seconde con meccanismi fiscali che premino il recupero rispetto all'uso di risorse vergini.

Una prima risposta: il Programma Nazionale di Esplorazione Mineraria

Il 2025 segna un punto di svolta con l'approvazione del Programma nazionale di esplorazione mineraria, affidato all'ISPRA. Con 14 progetti attivi e un investimento iniziale di 3,5 milioni di euro, il piano intende mappare le risorse minerarie italiane, attrarre investimenti e ridurre la dipendenza estera.

Un primo passo importante che ANIE accoglie positivamente, ma che secondo Girardi deve essere accompagnato da "politiche industriali coraggiose, investimenti nella transizione circolare e strumenti concreti per rafforzare l'autonomia tecnologica del Paese".

La sfida delle materie prime critiche riguarda tutti

La questione delle materie prime critiche non è un problema di nicchia per addetti ai lavori. Riguarda il futuro dell'automazione industriale, della digitalizzazione, delle energie rinnovabili e di tutte quelle tecnologie che dovrebbero guidare la transizione verde e digitale dell'Europa.

Senza sicurezza negli approvvigionamenti, l'intero percorso di transizione rischia di rimanere incompiuto, con conseguenze importanti per la competitività industriale italiana ed europea. La partita si gioca ora, e richiede una collaborazione stretta tra istituzioni, industria e centri di ricerca per costruire filiere più resilienti, circolari e strategicamente autonome.

Materie prime critiche: l’industria italiana dell’elettronica lancia l’allarme - Ultima modifica: 2025-10-30T08:25:48+01:00 da Alice Alinari