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Sicurezza OT: serve un cambio di mentalità

La digitalizzazione dell’industria italiana ha reso gli ambienti OT un bersaglio privilegiato. Il semplice modello reattivo non basta più: serve un approccio proattivo, capace di garantire visibilità, protezione e controllo

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Nicoletta Buora

Il settore manifatturiero italiano è oggi tra i più esposti agli attacchi informatici, nonostante i continui investimenti in soluzioni di sicurezza OT. Secondo il Cyberwarfare Report di Armis, il 45% delle aziende industriali ha già subito almeno una violazione e il 68% ha dichiarato di aver pagato un riscatto a seguito di un attacco ransomware. Numeri che confermano come il modello reattivo, basato solo sulla risposta a incidenti già avvenuti, non sia più sufficiente a garantire la continuità operativa e la resilienza delle imprese.

Con l’entrata in vigore della Direttiva NIS2, che innalza i requisiti di sicurezza per i settori critici – dalla produzione all’energia – diventa indispensabile un cambio di mentalità: passare da un approccio difensivo tradizionale a una gestione proattiva dell’esposizione agli attacchi.

La fragilità degli ambienti OT italiani

Gli ambienti industriali stanno diventando sempre più complessi, spinti dalla crescente convergenza tra IT e OT. Se da un lato questa integrazione porta efficienza e automazione, dall’altro espone le infrastrutture a nuove vulnerabilità. Una violazione in un sistema OT non è solo un problema informatico: può significare il fermo della produzione, la perdita di qualità nei prodotti o addirittura rischi diretti per la sicurezza delle persone.

Come sottolinea Nicola Altavilla, Director of the Mediterranean Region di Armis: “Una protezione efficace inizia dalla visibilità completa sugli asset connessi e da un monitoraggio costante delle superfici di attacco. Solo così è possibile prevenire invece che rincorrere le minacce”.

Perché la prevenzione è l’unico approccio sostenibile

Molte aziende italiane hanno ancora un’impostazione difensiva che punta a contenere i danni dopo un attacco. Questo modello, però, non regge più: i cybercriminali utilizzano tecniche avanzate e colpiscono con una frequenza sempre maggiore. Ogni minuto di inattività può avere un impatto milionario, soprattutto nei settori manifatturiero, energetico e dei servizi essenziali.

Secondo Altavilla, il settore deve superare l’idea che la sicurezza sia solo reazione. La prevenzione deve diventare il nuovo standard, perché senza proattività non esiste resilienza.

Come costruire una sicurezza OT proattiva

Per ridurre realmente l’esposizione ai rischi, le aziende devono adottare una strategia che includa:

  • Visibilità completa: mappare tutti gli asset, inclusi quelli non gestiti direttamente dall’IT.
  • Protezione continua: identificare vulnerabilità e anomalie in tempo reale.
  • Controllo centralizzato: unificare la gestione di IT e OT per ridurre i silos e le zone d’ombra.
  • Approccio proattivo: anticipare gli attacchi invece di limitarsi a reagire.

La sicurezza degli ambienti OT non è più solo una questione tecnica, ma un fattore strategico per la competitività delle imprese.

Sicurezza OT: serve un cambio di mentalità - Ultima modifica: 2025-09-03T10:15:00+02:00 da Nicoletta Buora