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Tracciabilità in produzione: un’opinione sopra le parti

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La Redazione

L’opinione del mondo della ricerca su innovazione e propensione delle aziende a investire in nuove soluzioni di tracciabilità, su corretto abbinamento tra tecnologia di identificazione e tipologie di processi, e sui principali trend tecnologici.

L’argomento della tracciabilità in produzione è stato affrontato sul numero di aprile di Automazione Integrata, con un articolo realizzato con il contributo dei principali player del mercato dell’identificazione automatica. Per fornire ai nostri lettori un panorama più completo abbiamo pensato di affrontare il tema anche dal punto di vista di chi opera nella ricerca e nell’università, al di fuori dei contesti aziendali. Abbiamo quindi intervistato Luca Cremona, Senior Researcher and Project Manager Lab#ID e CETIC, dell’università Carlo Cattaneo LIUC, e Paola Negrin, Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne di Lab#ID.

Innovazione e investimenti

Paola Negrin, Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne di Lab#ID.

Sulla base della vostra conoscenza della realtà tecnologica, per applicazioni di tracciabilità in produzione ritenete che si manifesti ancora, malgrado le difficoltà del momento, attenzione all’innovazione e propensione a investire da parte delle aziende?

L’attenzione all’innovazione è sempre alta, come verifichiamo nei nostri frequenti contatti con il mondo delle imprese. Non lo è però altrettanto la propensione agli investimenti, per i quali abbiamo registrato un calo evidente nel 2012, anche se nei primi mesi del 2013 qualcosa sembra che si sia messo nuovamente in moto. Di fatto l’attenzione verso sistemi che producono concreti vantaggi in termini di efficienza e di riduzione dei costi, RFID o di altro tipo, non si è mai esaurita. C’è solo più prudenza nell’affrontare investimenti in questo momento, in cui evidentemente le priorità sono diventate altre. Osserviamo quindi alta attenzione all’innovazione ma bassa propensione agli investimenti, cosa che potrà comunque rinforzare alcuni comportamenti virtuosi, ancora relativamente poco diffusi: verificare preventivamente la fattibilità del progetto in termini di obiettivi effettivamente conseguibili, costi e benefici, sostenibilità. Ogni progetto viene realizzato in un contesto specifico e quindi è un progetto a sé da verificare ogni volta: a questo servono gli studi di fattibilità. Un altro aspetto al quale prestare attenzione è quello delle opportunità di finanziamento rese disponibili a livello regionale, nazionale e europeo, per le varie tipologie di imprese, per grandi progetti ma anche per PMI, che nella nostra esperienza hanno spesso potuto utilizzare voucher regionali per finanziare appunto studi di fattibilità. Non a caso segnaliamo bandi e finanziamenti anche nella newsletter Lab#IDinforma, che inviamo alla nostra rete di contatti e provvediamo ogni anno a rinnovare la registrazione a QuESTIO, il repertorio dei centri di ricerca e trasferimento tecnologico della Regione Lombardia, che ci consente appunto di poter fornire servizi in risposta a bandi regionali.

Le tecnologie di identificazione

Quali soluzioni di tracciabilità, tra barcode e RFID, sono più adottate in produzione e quali gli ambiti applicativi più indicati per l’una o per l’altra tecnologia?

Il tipo di processo nel quale implementare una o l’altra soluzione di identificazione, o entrambe contemporaneamente, è uno degli aspetti che condizionano in modo determinante la scelta, particolarmente nell’ambito dei processi produttivi dove le forti sollecitazioni presenti in alcune lavorazioni aggiungono complessità, e quindi costi ai progetti, anche solo per la necessità di proteggere i tag con rivestimenti, o case, da sviluppare, testare e produrre ex novo. Insieme alla fattibilità bisogna infatti considerare la convenienza di entrambe le soluzioni, barcode e RFID, non escludendo a priori nemmeno sistemi misti. La valutazione dei costi e dei benefici va quindi effettuata in un contesto di scenario, in modo da selezionare le configurazioni più efficienti, a parità di efficacia, confrontando i medesimi indicatori di prestazioni, KPI, applicati a ogni scenario o soluzione. I progetti realizzati dal Lab#ID hanno dimostrato come si possano introdurre sistemi RFId anche in aree di produzione di aziende meccaniche, tessili o chimiche riducendo notevolmente i margini di errore e aumentando, contemporaneamente, il livello di automatizzazione dei processi. L’impiego delle soluzioni RFId trova larga diffusione in contesti di logistica, dove sono necessarie letture massive di prodotti nello stesso istante; di produzione, dove è necessario costruire e memorizzare a sistema tutte le informazioni relative ai controlli di qualità e a specifici documenti di processo; di manutenzione, dove è necessario ottenere informazioni sullo stato e sulla vita utile del prodotto oggetto dell’intervento. In altri casi, invece, dove i prodotti hanno un valore basso, o dove il numero degli oggetti da tracciare non è particolarmente elevato, i barcode risultano essere ancora una valida soluzione per costi ridotti di acquisto e di implementazione.

Luca Cremona, Senior Researcher and Project Manager Lab#ID e CETIC, dell’università Carlo Cattaneo LIUC.

Le applicazioni

Le attività di Lab#ID sul territorio vi avranno senz’altro messo in contatto con realtà industriali di eccellenza, cui avrete dato il vostro contributo di innovazione. Vi sono esempi emblematici di applicazioni di successo cui avete partecipato?

I progetti legati all’adozione di sistemi di identificazione automatica rientrano in una logica di innovazione complessiva di una singola realtà aziendale, o di una filiera, e comportano, molto spesso, insieme all’analisi, anche la riprogettazione dei processi correnti. In questo senso, durante i suoi sei anni di attività il Lab#ID ha realizzato numerosi studi di fattibilità, progetti pilota e implementazioni in diversi settori industriali. Il progetto più innovativo, perché realizzato in un’ottica di sistema, ha riguardato l’introduzione dei sistemi RFID a supporto della tracciabilità di filiera per un gruppo di aziende del settore termo-elettromeccanico. Attraverso i sistemi RFID è stato possibile rilevare tutte le lavorazioni e i controlli di qualità eseguiti sui singoli pezzi sia dalla singola azienda sia da quelle della filiera, generando a sistema informativo la documentazione necessaria. In questa situazione è stato necessario sviluppare un case ad hoc adatto a lavorazioni e imprese diverse. Un altro progetto ha riguardato un produttore di interruttori che ha utilizzato i sistemi RFID per aumentare il livello di tracciabilità dei dati raccolti lungo il processo produttivo e per garantire univocità e originalità del prodotto.

Tracciabilità in produzione: un’opinione sopra le parti - Ultima modifica: 2013-05-31T14:54:47+02:00 da La Redazione