La Digital Transformation non è solo tecnologia, e questa consapevolezza, come evidenziato da una recente indagine di TAG Innovation School (la scuola del digitale di Talent Garden con Cisco Italia e Intesa Sanpaolo) è diffusa anche tra le piccole e medie imprese italiane che hanno messo al primo posto la cultura aziendale collaborativa come fattore che determinerà la loro capacità innovativa. L’indagine, che ha coinvolto oltre 500 realtà imprenditoriali italiane con fatturato fino a 50 milioni di euro, mostra un quadro generale di maturità delle PMI, con il 65% che sa di dover intervenire sulla cultura aziendale orientandola verso approcci più collaborativi e di open innovation, e con il 61% degli intervistati che vede nell’implementazione di strategie digitali la sfida primaria e più difficile da affrontare. L’introduzione delle tecnologie abilitanti sembra preoccupare meno gli imprenditori anche se ben il 35% la considera ancora come sfida critica. Come dettaglio, 4 aziende su 5 ritengono che l’impatto di soluzioni innovative incida in modo fondamentale sul taglio dei costi mentre un altro 74% è convinto di poter ottenere significativi aumenti di produttività derivanti, per esempio, da automazione e servizi in Cloud. Da aggiungere che quasi la metà delle PMI intervistate (il 48%) dichiara di essere attualmente impegnata nell’analisi e nello studio di nuove strategie di business legate al digitale: il 42% delle PMI sta implementando sistemi decisionali basati su analisi di business intelligence (per esempio, studio della concorrenza e analisi di mercato) mentre il 21% cerca di sfruttare in modo più efficace i Big Data. Come intenzioni di investimento nei prossimi tre anni, le partnership con le startup e le strategie basate sui Big Data giocano il ruolo più importante dato che entrambi sono obiettivi condivisi dal 39% delle PMI intervistate. In evidenza l'interesse verso i canali di vendita digitali: per il 37% i prossimi investimenti andranno sull’e-commerce; scarso invece l'orientamento verso temi molto dibattuti tra le imprese più grandi: cybersecurity, sharing economy e realtà aumentata/virtuale sono rilevanti solo per un quinto del campione analizzato.
