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Cyber security: le vecchie, e pericolose, abitudini non cambiano

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La Redazione

 

In fatto di cybersicurezza, nonostante cresca la consapevolezza per le minacce, persistono le cattive abitudini, secondo Affinion, leader mondiale in soluzioni di customer engagement e attiva nella cyber security.

A confermarlo è un’indagine sulla cyber security condotta su 750 IT Manager e IT Security Manager a livello mondiale. Oltre la metà degli intervistati ha modificato i processi per gestire gli account privilegiati. Tuttavia il 40% delle imprese conserva ancora password privilegiate e amministrative in un documento Word o Excel e il 28% utilizza un server condiviso o una chiavetta USB.

Emerge poi un rischio di eccessiva sicurezza in sé stessi: 3 IT Security Manager su 4 hanno incrementato del 44% le proprie tutele contro gli attacchi informatici. Nonostante ciò il 46% ammette che la sua impresa è stata vittima di un attacco ransomware negli ultimi due anni.

I rischi più temuti: i DDos (Distributed Denial-of-Service) ovvero attacchi tramite la cooptazione di milioni di computer infetti, il phishing, il ransomware, lo sfruttamento di un account privilegiato e le violazioni perimetrali. Le imprese stesse spesso non riescono a far rispettare le più semplici procedure di sicurezza. I cyber criminali si stanno concentrando sul furto e sull’utilizzo di dati che riguardano persone comuni, di fatto l’anello più debole della catena della sicurezza.

Cyber security: le vecchie, e pericolose, abitudini non cambiano - Ultima modifica: 2017-11-30T12:01:38+01:00 da La Redazione